domenica 6 aprile 2008

Temevo che Juno fosse il classico film tagliato su misura per l'indie medio, infilando una serie di tasselli suppostamente scorretti in un impianto di una prevedibilità e di una mancanza di idee disarmante, un po' sulla scia del per me irritantissimo Little Miss Sunshine.
Paura inutile. Juno secondo me è piuttosto bello. Nonostante: questo tipo di regia superstilizzata, color sgranati, montaggio serrato di particolari, tipica del trentenne/quarantenne di formazione filmica america, tenda ad annoiarmi; la ragazza che fa Juno si muova troppo volentieri sopra le righe, e il personaggio stesso sia dipinto un po' troppo da smartass per i miei gusti personali.
Però tutto il resto funziona benissimo, la storia è interessante, buffa e sul finale anche commovente (immagino soprattutto per una donna che sta per partorire). Il babbo e la matrigna di Juno sono fantastici, sia gli attori che i ruoli.
C'è stato un po' di dibattito che ha avuto una eco anche in Italia, se il film poteva essere interpretato come contro l'aborto, semplicemente perché Juno decide di non abortire. In realtà è proprio un film per la scelta con s maiuscola, sceglie di tenerlo e di darlo in adozione, sceglie la famiglia a cui darlo (in America è legale), sceglie di non avere senso materno e di continuare a vivere come un'adolescente qualsiasi, tra la scuola, la band, le amiche. Senza ambiguità: infatti, ritengo sia abbastanza impossibile trovarselo in futuro in qualche cineforum del Movimento per la vita o degli amici di Ferrara, essendo basato sul sesso tra adolescenti (raffigurato con tenerezza e verità, senza la minima morbosità), su famiglie adorabili ma pluridivorziate, sulla flessibilità del concetto di senso materno (di cui è sprovvista la ragazza in gravidanza ma trabocca la donna che non può rimanere incinta), sull'adozione finale da parte della donna appena lasciata dal marito, quindi separata e sola, mentre Juno ritorna a provare i suoi pezzi alla chitarra col goffo immaturo amabilissimo padre biologico del bambino dopo che, all'ospedale, non hanno voluto vederlo, per non soffrire.
Invece sento che lo faremo vedere molto nelle scuole e nei gruppi di adolescenti, quando si parlerà di affettività, sesso e quant'altro. Evvai, Diablo Cody!

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