martedì 23 dicembre 2008

Credere in questo e quello ti ha fatto stare male. Con metodi quali una raffazzonata meditazione desunta da articoli di giornale e documentari, e un comportamentismo tirato a indovinare, cerchi di arrivare al disincanto e, nel medio-lungo periodo, al cinismo.
Lo psichiatra vuole tutto, ti dici. Madri e padri biologici e putativi, zie e prozie, tramonti, visioni di deità tra le nuvole, schiaffi sul ponte o sul patio (ma qui ti stai confondendo, e sono rispettivamente un racconto ambientato a Klagenfurt e una canzone ambientata, presumibilmente, a Manchester), utilitarie anni Sessanta, pensi. Ma riflettendo riconosci che non è vero, puoi omettere tutto quello che vuoi perché lo psichiatra non ha altre fonti.
Va bene, ma allora che hai preso a fare due autobus, cambiando alla stazione?

[scorrendo l'agenda in via di dismissione ho trovato questi appunti per un racconto che poi non ho più scritto e che a questo punto non penso scriverò]

mercoledì 10 dicembre 2008

Quest'anno difficilmente riuscirò ad andare a Batik. Per dire, domani c'è un documentarista che dovrei incontrare per proporgli un'iniziativa da fare il prossimo anno, invece non posso perché Jason ha lezione di italiano e mia madre non voglio che ritorni verso Marsciano quando è buio e piove. Sabato poi devo andare a Roma per la manifestazione nazionale delle unità di strada contro il disegno di legge Carfagna sulla prostituzione. Domenica? Magari domenica proverò a fare un salto. Non ricordo cos'è in programma domenica.
L'anno scorso andai con Pupi a un incontro con Ronconi. Fu molto più bello di quanto mi aspettassi. Soprattutto rimasi abbacinata da Umberto Orsini, non posso negarlo. Cristo, quanti anni ha Umberto Orsini? Ecco, ho guardato su Wikipedia, ce n'ha 74, l'anno scorso 73. Un fascino stordente. Fisico asciutto e compatto, gesti casuali come guardare l'orologio che raccontano tutta una storia di disciplina del corpo e gusto dell'esibizione ma nello stesso tempo conservano un qualcosa di adolescenziale, un sacco da raccontare senza enfasi, ma ovviamente con una maestria e una voce da dipendenza fisica. Volevo passare in resto della mia vita con Umberto Orsini, dopo quell'incontro. Lo so, la gelosia retrospettiva per la gemella Kessler mi avrebbe avvelenato la vita, ma era un prezzo che mi sembrava accettabile da pagare. Invece, quando il parterre della tavola rotonda se n'è andato, io sono rimasta, anche per non fare uno sgarbo a Peppe. E non me ne sono comunque pentita, perché ho visto un pezzo della Medea che Ronconi aveva girato per la Rai, con Mariangela Melato che interpretava Cassandra, e anche quella è stata un'esperienza abbastanza limite (non posso non ricordare che stavo passando dal quarto al quinto mese di gravidanza, e che il profilo ormonale del mio organismo doveva essere abbastanza tumultuoso).
Anche l'incontro con Pippo Delbono fu fortissimo, l'anno scorso.
Vabe', ci saranno altre occasioni.

martedì 2 dicembre 2008

Quando iniziai a lavorare nel sosciale, undici anni fa, uno dei primi incarichi che ebbi fu una sostituzione estiva a casa di Aldo B. Per quattro ore a settimana, o forse sei, mi recavo nella sua bella casetta con il pavimento di cotto in fondo a via Eugubina, dove la campagna incalza e tutte le case hanno un orto e un pergolato, e tutto intorno ci sono i prati giù per il fianco della collina. Dovevo pulirgli casa, stirargli la roba, controllare un po' che non mangiasse troppo e si lavasse. Io e Aldo diventammo tanto amici. Mi raccontava le sue giornate ("la mattina vado al percorso verde a camminare, ci troviamo tutti lì, siamo un bel gruppo, quelli che c'hanno l'infarto, quelli delle vene, io che c'ho l'esaurimento..."), qualche episodio della sua vita di quando ancora lavorara alla Perugina, ma poco, perché c'era un punto, il punto della rottura del suo equilibrio psichico, al quale si arrivava immancabilmente e che lo turbava troppo, mi diceva del nipote che aveva comprato la Tigra e andava in vacanza sulla Riviera romagnola, da dove gli spediva con affettuosa regolarità cartoline con donne nude. Nell'accettare il lavoro, avevo naturalmente omesso di essere totalmente incapace nei lavori domestici. Spolverare spazzare e dare lo straccio è qualcosa che odio, ma che a mettermici riesco a fare anche bene. Il mio punto debole è stirare. Nessuno mi ha mai insegnato, e nella vita io non stiro le mie cose. Per andare a stirare da Aldo mi esercitavo anche a casa di mia madre, ma era difficile. Soprattutto le camicie, erano un incubo. Però Aldo se ne accorgeva, e dopo un po' che mi vedeva spostare a destra e sinistra la manica per riuscire a farla venire liscia cominciava a esortarmi "Ma dai Barbara, smetti che va bene, va bene così" e magari se la metteva sul momento, orrendamente spiegazzata. L'unico attrito nella nostra amicizia si verificava quando arrivava per lui il momento di fare la doccia. Non c'era verso. Le nostre diatribe duravano, letteralmente, ore. Io iniziavo con "Vatti a fare una doccia, che poi stai più fresco" e lui rispondeva con "Dopo". Man mano che le ore si consumavano io diventavo più insistente "Aldo, cammina, senti che caldo, fatti la doccia mentre pulisco la sala (o la camera, o la stanza vuota)", "No adesso non c'ho voglia, la faccio quando vai via", "No Aldo, falla adesso, perché bisogna discutere per una cosa così semplice?", "No adesso devo andare giù all'orto (o a comprare le sigarette, o a vuotare la spazzatura)" e intanto la voce vibrava un po' di snervatezza. Poi all'improvviso, non sempre però, prendeva e andava a fare la doccia. Tornava dopo mezz'ora tutto cambiato, con i capelli umidi, gli occhiali spessissimi sul viso arrossato, profumato di saponetta. Si abbandonava rilassato sulla sedia ed esclamava, immancabilmente: "Ah quanto se sta bene quando se fa la doccia. Proprio te rimette al mondo".
Casa mia è sempre in un disordine e una sporcizia da delirio. Qualche volta metto a posto, tipo domenica, perché veniva a trovarmi un amico che non vedevo da tempo. Quando poi mi trovo a vivere nelle stanze riordinate, con ogni cosa carina e al suo posto, passo le ore a dirmi "Quanto si sta bene quando la casa è pulita e in ordine. Proprio ti rimette al mondo". E penso sempre al mio caro amico Aldo.

P.S. Con Aldo ho lavorato due estati di seguito, ma poi ci sono rimasta in contatto perché stava sempre al circolo Arci di S.Erminio. Quando mi sono trasferita in via Italo Svevo siamo diventati vicini di quartiere. Lo vedevo spessissimo, gli ho presentato il mio fidanzato e poi gli ho annunciato che ci eravamo sposati. Accarezzava con piacere il nostro cane. Avrei tanto voluto fargli conoscere anche mio figlio, ma purtroppo è morto lo scorso gennaio. Io ero in vacanza con Boon e Eugene, quando sono tornata, facendo una passeggiata con la pancia già un po' cresciuta, ho letto il manifesto mortuario. Il funerale c'era stato quel pomeriggio, a Santa Petronilla, la chiesa in campagna dove lui andava spesso i pomeriggi, a chiacchierare col prete. Mi è dispiaciuto tanto.