lunedì 23 agosto 2010

Forse Pina Bausch
non si faceva vedere spesso
se è morta
per un tumore
diagnosticato
cinque giorni prima.
Aveva di meglio da fare
che andare dal dottore.
Per esempio fumare
assemblare passaggi
inserire distorsioni
replicate da un ricordo
di afa bruciante
o di ansia che assomigliava a noia
o di quant'altro -
osservare le persone
come si muovono
come portano il cibo alla bocca
come rattrappiscono
se all'improvviso
un rumore sconosciuto le spaventa.
Come provano le scarpe
infilandole, poi muovendo il piede
i tendini e le ossa delle dita,
valutandosi le caviglie a occhio
o nello specchio.
Come la seta o il raso
si allisciano sulla pelle e sul sudore,
premute dai palmi delle mani.
Il cik cik cik delle foglie morte
sotto le varie incombenze umane.
Parlava pensando a occhi bassi
le piccole palpebre come ali di farfalle
poetiche, agitate.

martedì 10 agosto 2010

Ho capito che eravamo arrivate quando, dal finestrino del treno, ho visto la grande cupola, una torre e un campanile svettare tra un buon numero di case e palazzetti. Molto italiano.
Si era ironizzato per tutto il viaggio sulla 126 che avrebbe avuto la suora, anche se in realtà Marica propendeva più per la Panda. Invece la suora aveva la Multipla, e ci siamo sedute tutte e tre davanti.
La casa era un villino bellissimo, con cespugli fioriti davanti e un giardino ombroso sul dietro. Ho fantasticato brevemente sulla pia anziana che deve averlo lasciato in eredità alla chiesa. Ragazze con magliette larghe e pantacollant sedevano su sedie di plastica bianca sotto l'oleandro, sorridevano senza mostrare i denti, molto enigmatiche.
La suora ci ha fatto passare nello studio, con i cuscini ricamati sulle poltroncine, la foto di Ratzinger e di qualche prelato locale che non ho riconosciuto, il cordless, il fax. Ci ha raccontato di una ragazza che ha perso cinque lavori uno dopo l'altro, non è matura, si adombra a ogni no. Non ha voglia di lavorare, "vuole vivere come un'adolescente", ha detto testualmente la suora, "andare sempre in giro e fare sesso tre volte al giorno". Per alcuni secondi Marica e io ci siamo distratte dietro l'immaginario della suora sull'adolescenza di oggi.
Siamo state a pranzo tutte insieme, noi, due suore, varie ragazze. La suora ci ha elencato contenta la provenienza di ognuna, per sottolineare l'internazionalismo della tavolata. Il primo era pasta con un sugo di carne molto denso. A centro tavola, grandi insalatiere erano piene di pomodori da prendere e affettarsi ognuna per conto suo. I cetrioli invece erano già tagliati. Un'altra immagine di Ratzinger sul muro della cucina (la cucina abitabile, come ha sottolineato la suora), un ritratto su fondo dorato dai colori cangianti, e vicino una Madre Teresa dipinta con la stessa tecnica. La maggiorenna romena accanto a me ha fatto dei gesti furtivi alla minorenne romena che avevo davanti, secondo me di scherno razzista verso la ragazza nigeriana che mangiava una pesca. Ma magari mi sbaglio.
Una delle ragazze che mancava frequenta un corso di pasticceria della provincia, annuale con rilascio di attestato, e la sera prima aveva portato un semifreddo preparato per l'esercitazione.
La suora ha distribuito delle belle fette su piattini da tè a fiori. Era bianco e rosa. A me è piaciuto.