martedì 6 maggio 2008

Dal sito del Corriere (e sempre perché il vero pericolo per la democrazia sono i centri sociali che bruciano la bandiera di Israele):
"A soli 39 anni, Piero Puschiavo è una leggenda, nera. Imprenditore, padre di famiglia, nel 1985 fondò il Fronte, portò gli skinhead a Verona, decisamente in anticipo sui tempi rispetto a Milano o Roma. Scelse come bacino di proselitismo la curva dell'Hellas Verona, avviò imprese musicali e editoriali, come le fanzine Blitzkrieg, Groaar, La Fenice, la rivista skin Azione Patavium, nella quale indicava come principale nemico «l'imbastardimento della nostra razza». Nessuna responsabilità, dice, nessun album di famiglia. «Il mio unico rimpianto è aver fatto troppo poco per elevare i valori ideali della nostra tradizione, nella quale si inserisce la nostra lotta ai gay, che sono dei falliti, la loro patologia è incurabile». Forse non sembra, ma Puschiavo è uomo colto, probabilmente non sbaglia quando dice che i giovani estremisti d'oggi non leggono Evola e Maurras, nulla sanno del pensiero di Alain De Benoist. Ma il suo linguaggio è questo: «Sono tutti figli dell'America, dei suoi film corruttori e violenti, dell'ossequio continuo a Israele». E così via. I visionari, si sa, non tengono in gran conto le terrene vicende del politicamente corretto."

3 commenti:

giuseppe ha detto...

Beh, favorire i nazi è storia per il Corriere (i fasci, veramente, ma quando si tratta di merda non sempre è facile distinguere dalla consistenza).
Quanto alla rilettura distorta della realtà con tanto di puntate para-fasciste Mieli è un maestro che da punti a chiunque. Ha scritto pagine e pagine di decadenza del servizio pubblico.
Da qualche scuola avrà imparato (avrà fatto il classico anche lui).

Barbara ha detto...

Mi pare che tutto faccia questo articolo tranne favorire i nazi. Anzi, mi sembra che spazi ogni dubbio rispetto a chi è antisemita e a qual'è il brodo culturale in cui il fatto di Verona è maturato.

giuseppe ha detto...

Ma si. Riflettevo sul brodo culturale diffuso. Qui li massacra, almeno dal nostro punto di vista. Ma solo dal nostro punto di vista. In fondo che fa? Il ritratto di un tizio che aggrega gente attorno alla musica, difende la razza (la razza, cazzo. Poi lo definisce uomo colto), pensa che i gay siano dei malati (come la Binetti, che non mi sembra faccia legittimamente parte di un partito ritenuto nazista) e se la prende con la sottomissione culturale dei giovani agli USA e Israele.
Sono comunista, mi viene fuori il ritratto del mostro. Fossi l'uomo della strada che tu osanni molto ultimamente non so se mi verrebbe fuori, che so io, uno un po' esagerato. No, francamente, leggendo l'articolo per ciò che letteralmente dice non mi sembra affatto che spazzi ogni dubbio, non nel brodo culturale che imperversa in questa merda di paese, soprattutto fra i potenziali lettori del corriere.