lunedì 26 marzo 2007

Visto che tanto Peppe ignora bellamente il mio blog, sono andata da Barnes and Noble a sfogliare la versione cartacea di 300. Anche la graphic novel trasuda onore e gloria da ogni poro, ma un attimo, lo so che parliamo della battaglia delle Termopili, non di un racconto di Carver. Il personaggio della regina non e' la macchietta repubblicana del film, manca tutto il discorso fatto al consiglio dei greci che e' una delle parti piu' disturbanti. E anche le fisicita', disegnate dalla mano di Frank Miller hanno una forza completamente diversa. Insomma, non era scontato. Co sto famoso computer, i tagli delle scene, gli angoli, poteva tutto essere realizzato in modo piu' incisivo e non cosi' manieristico, ma proprio la maniera dei poveri, com'e' il film. Si', 300 mi ha scioccato, perche' nasconderlo?
Oggi col mi marito sono andata a una mostra ad Eyedrum, uno dei centri culturali alternativi di Atl. C'e' appunto questa mostra curata da un'amica di Jason (una tipa strana, simpatica ma tutte le volte che la vedo parla male di questo o di quello, e ovviamente penso che quando non siamo in giro parli male anche di me, o quanto meno del mi marito). Comunque, la mostra si chiama Lost picture e l'idea e' bellissima: sono in mostra vecchie fotografie trovate, tipo in qualche yard sale, o tra il materiale in vendita di studi fotografici falliti ecc. L'allestimento pero' non m'e' piaciuto per niente. C'era una sezioncina di foto stampate da internet e ricercate per parole chiave, e cioe' mom, dad e lost. Poi c'erano tre vetrine di legno con esposte diverse foto, disposte secondo criteri estetici della curatrice, non male. Poi c'erano scatole e scatole di foto da prendere e guardarsi per conto proprio seduti da qualche parte. Alcune di queste foto nelle scatole erano veramente stupefacenti. Foto di gruppo, foto di eventi sportivi, di classe, sul posto di lavoro, di incidenti stradali, veramente di qualsiasi evento, e molte belle e intense fino alla commozione. Ora, che c'entravano quelle dieci o dodici banalissime foto stampate da internet quando hai tutto quel ben di dio tra cui scegliere? Secondo me sarebbe stata molto piu' interessante un'esposizione per temi delle foto che c'erano. Un aspetto che mi ha molto colpito e' come e' cambiato nel tempo il modo di sorridere davanti alla macchina fotografica. Oggi tutti hanno un sorriso robotico non appena qualcuno pronuncia la magica frase "let's take a picture", e nell'era del digitale questa frase e' quotidiana, non piu' riservata a eventi significativi. In queste foto si vede la metamorfosi delle posture goffe e nervose della fine anni 50 fino alla disinvoltura che comincia a essere generale negli anni 80, passando per vari stadi. Negli anni 50 non c'e' piu' la sicurezza del palcoscenico dello studio del fotografo, le macchine fotografiche entrano nelle famiglie e l'attimo di congelamento dell'autorappresentazione irrompe nei rapporti familiari, nelle azioni private, creando un nervosismo tenerissimo. Ho scambiato questo riflessioni con Jason perche' Karen intanto stava guardando dei vecchi yearbooks di scuole superiori con l'artista Kristen, una cripto-nazi (non so neanche quanto cripto, probabilmente simpatizza per i libertarians) che assomiglia a una versione sexy della serva tonta del telefilm Emil, per chi se lo ricorda. Ma quando torno a Perugia vorrei parlare con i miei amichetti e le mie amichette di una cosa da fare con le foto istantanee li', nella capitale culturale dell'Umbria.
Non posso negare che il fatto che qui siano tutti sedicenti artisti, se da un lato lascia spazio a un sacco di pressappochismo, dall'altro crea anche movimento.
Ma la cosa veramente bella di Atlanta e' che ovunque, letteralmente ovunque, ci sono alberi carichi di fiori bianchi e rosa. Qui la primavera e' gia' piena.

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