mercoledì 19 dicembre 2007

Una persona ha letto il mio racconto e ha detto a me, e anche a miei cari amici in un'altra occasione, che non gli e' piaciuto (a me non ha detto proprio che non gli e' piaciuto, ma si capiva) perche' e' esagerato. Troppo metropolitano. Perugia, ca va sans dire, non e' cosi'.
Va bene. Ripercorriamo insieme cosa fanno i giovani protagonisti della storia (perche[ immagino non sia la nonna in settimana bianca a Rivisondoli o la quarantenne donna delle pulizie con amante stronzo a sembrare troppo metropolitane): si incontrano al pub, bevono diversa roba, chiacchierano di cavolate, si scattano foto col telefonino, poi prendono la macchina, vanno verso il capoluogo, fumano una canna, vanno a una festa, consumano del mdma, ascoltano musica, vanno al centro, cazzeggiano, riprendono la macchina e tornano al paesello (non so nemmeno se si capisce che tornano al paesello - tornano comunque verso la periferia). Ora, che c'e' di metropolitano in questo?
Come varie sensibilita' hanno compreso, il mio scopo era proprio quello di descrivere un gruppo di ragazzotti di provincia, teneri ma schiacciati nella confortevole prigionia della loro situazione. In qualsiasi paese dell'Umbria dove ancora vivono dei giovani questo si fa quando si esce: si beve, si fuma, si va verso il centro piu' o meno grossotto piu' vicino. O in alternativa in qualche discoteca. Adesso, e anche venti anni fa peraltro.
Mi fa sorridere il pensiero che questa sfilza di banalissime occupazioni, farsi du canne, tornare a casa ubriachi, possa considerarsi esagerata o troppo metropolitana. Ho questa provinciale idea che a New York e Berlino, volendo, ci sia molto altro da fare. A Perugia, per dire, no.
Poi la bulimia. Addirittura la bulimia. Esagerazione delle esagerazioni. Cavoli, una e' bulimica, poi esce, beve e va addirittura a Perugia. Poco credibile. Non so che dire. Lo so che non e' una patologia tipicamente umbra, e mentre si ingozzava la ragazza non ha assaggiato neanche un pezzo di ciauscolo o di ciaramicola. Pero' le bulimiche che ho conosciuto erano cosi', che vogliamo farci.
Ho fatto il tentativo dell'iperrealismo, scrivendo praticamente solo cose che ho visto o sentito, per esempio da mio fratello Nicola (il quale sostiene per esempio che a Marsciano l'alcolismo giovanile sia una specie di emergenza sociale). Tentativo non del tutto riuscito, i suppose.

14 commenti:

Anonimo ha detto...

Il tuo racconto, Barbara, è sembrato a me e alle persone a me vicine uno scritto di grande forza e capace di parlare della realtà che vivono i nostri ragazzi, ci piaccia o no!
Sarebbe più rassicurante credere che certe cose siano lontane da noi, ma non è così. L'informazione capillare, internet, la televisione ecc. ecc. uniformano ormai tutto,comportamenti, gusti e purtroppo pensieri...
Adele

zambrius ha detto...

Gentile autrice,
ho selezionato il suo racconto perchè lo ritengo assolutamente riuscito, sia nello stile di scrittura, sia nella realistica fotografia che ne esce della nostra provincia (che anche io, come lei, ben conosco). Non si amareggi, dunque se "una persona" ha dichiarato che il suo racconto non gli è piaciuto e - soprattutto - non commetta l'errore di credere che suddetto giudizio faccia del suo racconto un'opera non riuscita.
Con immutata ammirazione,
Il Curatore.

Anonimo ha detto...

Giusto ieri il mio fidanzatobradiponellalettura ha terminato di leggere il tuo racconto e gli è piaciuto moltissimo, in particolare la chiusura e come sei riuscita a dare modo al lettore di "sentircisi dentro".
Interrogato in merito ha detto che no non gli è sembrato troppo metropolitanto, ma aveva l'aria del tipico lettore per cui questo dettaglio è irrilevante.

Lemke ha detto...

Cara Barbarina, ti consiglio di non lasciarti troppo impressionare dalle critiche. Siano queste positive o negative. Anche scrivendo un capolavoro, si troverà sempre qualcuno che, anche con buoni argomemnti e la massima onestà intellettuale, ne verdà solo i lati negativi. Ed anche scrivendo una porcheria troverai facilmente qualcuno che, magari sinceramente, ne parlerà anche molto bene. Pensare troppo a queste cose, rischia di far perdere l'obiettivo della scrittura (e dell'arte in genere). Obiettivo che, pur nella difficoltà a definirlo in modo oggettivo, di sicuro non è quello di piacere a tutti. Immagino che tu non scriva per ricevere attenzione o appravazione dagli altri. Queste cose sono, o dovrebbero essere, solo una eventuale conseguenza. Quinid: vai per la tua strada, ascoltando tutti, ma senza essere schiava dell'opinione altrui.

Barbara ha detto...

Ma io non me la sono presa per niente. Ho parlato di questo commento solo perché mi pare tanto stupidino, e in qualche modo dimostra come le nostre idee pregiudiziali (le nostre, non so, le sue di sicuro) siano più forti della realtà che ci circonda e che volendo potremmo osservare ogni giorno.
Comunque io sì, un po' scrivo per ricevere attenzione dagli altri, non in senso narcisistico ma più per entrare in un circolo comunicativo. Non sempre, ma di certo le cose che rendo pubbliche e che faccio girare.
Lemke ma tu l'hai letto il nostro libro?
Adele sono felicissima di vederti qui da me.
Patricia ve adoro.
SERENA! Tu lo hai letto, lo so per certo! Esprimiti, facci sapere qualcosa.

Lemke ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Barbara ha detto...

Si' mi sembra anche a me, anche perche' il mio commento al tuo era tranquillissimo e non so, se ti pare che me la sia presa va bene, per carita'. erano giorni che non scrivevo sul blog e questo mi sembrava un argomento tutto sommato passabile, allora ho speso un cinque minuti a scriverci un post. tra l'altro non per dire, ma la persona che ha espresso questa opinione non e' esattamente il mio guru. Ho specificato che non me la sono presa per il semplice motivo che veramente, ci ho riso parlandone con gli altri due amici. Non ho detto che scrivere PER ME significa voler piacere agli altri, ma ricevere attenzione si'. Proprio perche' cerco di esprimere qualcosa. Voglio che la cosa che cerco di esprimere riceva attenzione, senno', come dire, che la esprimerei a fare? non credo che abbia a che fare con l'insicurezza quanto piuttosto con l'idea di letteratura e comunicazione che uno ha. Non mi sembrava che l'espressione di questa banale opinione potesse essere intesa come offensivo o non so cosa.

Barbara ha detto...

Ops! Mentre postavo la risposta hai cancellato il commento! Adesso sembro una povera carampana che parla da sola.

Lemke ha detto...

Se davvero non te la fossi presa per la critica ricevuta da quel tale, non avresti definito il suo commento "stupidino" e non avresti sprecato mezz'ora del tuo tempo per rispondere punto per punto, alle critiche che ti sono state mosse.

Se inoltre avessi letto davvero il mio commento, forse ti saresti accorta che mi son guardato bene dall'entrare nel merito della questione, mentre intendevo, semplicemente, in base alla mia esperienza (nel campo musicale e non letterario, ma poco cambia) consigliarti amichevolmente di dare il giusto peso alle critiche: ascoltare, accettarle, ma poi fare la tua strada senza restarne troppo suggestionata.

Trovo sconcertante che tu ci abbia letto malizia o saccenza o quant'altro.

Per il resto, la chiudo qui: mi sembra che il livello di comunicazione fra noi sia giunto ad un punto, irrimediabilmente, morto.

Barbara ha detto...

Ah ecco, non lo hai cancellato ma semplicemente cambiato in alcuni piccoli particolari.
In effetti ora e' piu' chiara anche la mia replica: io trovo sconcertante che qualcosa da me detto nel commento n.5 possa averti fatto credere che io trovassi nel tuo commento n. 4 della saccenza o della malizia. Si' ecco, sconcertante e' la parola giusta.

Lemke ha detto...

Ma perchè devi sempre avere quest'atteggiamento stizzito nei tuoi commenti, come se, preventivamente, ti aspettassi una pugnalata alle spalle? Anche questo è sconcertante. E rende terribilmente faticoso provare a dialogare con te, anche quando si sarebbe mossi dalle migliori intenzioni.

Barbara ha detto...

Se avessi provato stizza in un solo momento in cui ho scritto una singola parola negli ultimi giorni, proverei senz'altro a spiegarti il perche'. Ma siccome per una serie di motivi, che spaziano dalle festivita' al profilo ormonale, e probabilmente anche alla quantita' di dolci che sto incautamente ingerendo, sono tranquilla e paciosa, non so proprio che dire. Per scrupolo rileggo quel che scrivo, ma non ci trovo niente di stizzoso. Era tutto placido, dialettico, proprio un tranquillo dialogo. Per cui boh, mi dispiace se la mia chiave espressiva ti sembra stizzita o sospettosa. Non penso di poterci fare qualcosa, oltre a non essere stizzita o sospettosa.

Lemke ha detto...

C.V.D.

Anonimo ha detto...

so in giro e non mi ricordo il mio account gogle, quindi pubbico come anonimo.
Sarà colpa della privazione da alcolici.
Francamente, a parte una vaga angoscia del tipo "ma non cambia mai nulla?" il tuo racconto mi è piaciuto anche per il suo estremo realismo. Sarà che anche io so de masciano e che m'annavo a sbronzà a perugia anche io.
Da la zozza, ai tempi, era una fermata obbligatoria.
La bulimia so sempre stato troppo tirchio per praticarla fino in fondo.
Poi c'ha ragione lemke. Scriviamo per noi stessi, che tanto, il lettore, per lo più, ci trova cose che non avevamo mai immaginato, nelle nostre cose.
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