giovedì 17 aprile 2008

Dopo il corso pre-parto sono andata al bar vicino al Pam a prendere un cappuccino (ok sì, lo confesso, ho preso anche una brioscia...). Il Corriere dell'Umbria era occupato, allora mi sono immersa nella lettura de La Nazione. Che ho trovato interessante al punto da uscire con diversi appunti.
Pagine regionali - Intevista ad Ada Urbani, politica locale di Forza Italia, dinastia del tartufo, regina della cotonatura bionda ossigenata, del kajal dentro la palpebra inferiore, del foulard e del tacco a spillo sulla gambetta secca e nervosa. Messa in lista per il Senato in funzione chiaramente riempitiva, grazie al tracollo della sinistra è stata eletta. Mi interessa solo l'inizio: "Senatrice Ada Urbani, superata l'emozione del voto che l'ha portata a Palazzo Madama?
Senatore, prego. Sono stata sindaco, non sindaca, consigliere, non consigliera. Altrimenti si esaltano le differenze che per me non esistono." Può essere che sia stata assente alle elementari, il giorno che la maestra spiegava la semplice regola grammaticale del femminile nella lingua italiana. Questo è, una regola di grammatica. Ma più probabilmente, come ho sempre sospettato, queste donne che si presentano come travestiti hanno delle vere e proprie problematiche di identità di genere.
Pagine nazionali - Intervista a Ciro Argentino, operaio della Thyssen di Torino attualmente disoccupato, candidato dalla Sinistra Arcobaleno e, quindi, non eletto in Parlamento. Riporto alcune domande. "(...) nelle grandi fabbriche i vostri voti sono stati dirottati sulla Lega?
Gli operai si buttano da quella parte perché sono preoccupati che le case popolari vadano agli zingari e i posti all'asilo ai figli dei marocchini." Detto in parole semplici e dal suono un po' razzista, ormai sappiamo tutti che è vero, è per questo che hanno votato per la Lega. Lui evidentemente ci parla coi suoi colleghi. Poi gli chiedono cosa augura ad Antonio Boccuzzi, anche lui ex operaio della Thyssen candidato dal PD ed eletto. "Di fare al meglio l'interesse degli operai. Sapendo però che non ci riuscirà, non in un partito dove sta Calearo." Il giornalista osserva che lui, nonostante tutto, ora è un disoccupato speciale: "Agli altri un lavoro lo hanno trovato. Io sono quello che ha strappato una corona di fiori della Thyssen ai funerali di Rocco Marzo, sono il comunista in fabbrica, quello che dà fastidio." L'intervista finisce con lo scambio seguente:
"Si sente un sopravvissuto?
No, mi sento un'avanguardia."
Guardate. Orgoglio proletario, compagni e compagne. Massimo rispetto. Tra l'altro, da qualche punto di vista che ora fatico a individuare, può darsi benissimo che abbia ragione.

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