mercoledì 24 settembre 2008

Sono andata con Cosimo a fare la seconda vaccinazione. Alla prima, in luglio, eravamo due mamme e due bambini. Questa volta davanti avevo trenta persone. Ho socializzato con qualche altra madre, Cosimo ha sorriso a chiunque, anche se la sua attenzione è stata catturata soprattutto dal poster con le istruzioni per la qualità della vita in caso di insufficienza respiratoria, con i suoi antiquati disegnini di treni aerei e montagne. E' venuta l'ora della poppata, che io non avevo previsto pensando di fare subito. Mia madre è dovuta tornare a casa mia dove Jason aveva preparato il biberon, e sono andata a prenderlo mentre con la macchina faceva la fila per entrare nel parcheggio. Conosco bene il distretto sanitario di via XIV settembre, e non mi sono seduta nella sala d'aspetto delle vaccinazioni ma in quella, vuota, del consultorio giovani. Perché mi sono accorta che mi vergognavo davanti alle altre madri a farmi vedere che davo il biberon invece del seno. Per tutti i nove mesi della gravidanza ho letto e sentito dire dappertutto che ogni donna ha latte, che ogni donna può allattare, che perseverando il latte scende, e via di questo passo. A me non mi è sceso, non so cosa ho sbagliato. Ma mi sono accorta che avevo paura che le altre mamme mi giudicassero.
Dopo la poppata, ho rubato dal tavolinetto delle riviste il numero di Oggi in cui Antonella Clerici annuncia la sua tanto desiderata gravidanza a 44 anni. Ora lo leggerò avidamente.
Intanto ho appena ricevuto un sms con cui una mia amica mi annuncia di essere incinta. Lunedì un mio amico mi ha annunciato che a gennaio avrà un bambino. Come ha titolato Libero la settimana scorsa, il capitalismo è finito - ma, è facile accorgersene, la vita continua. Che bello!

5 commenti:

zambrius ha detto...

E io domenica sono andato a festeggiare il nuovo bambino di una mia amica. Non c'è dubbio, la vita continua...
(Tu però devi imparare a sfoderare con orgoglio il biberon, senza timore, suvvia! Bib-pride!)

Anonimo ha detto...

Tanto che te lo dico affa'. Ma comunque: magari non hai sbagliato niente no? non ti è sceso, devi aver sbagliato qualcosa per forza? ma cmq certo...non potendo in fondo trovare niente per automassacrarti in questo frangente...a qualcosa te starai pur attaccando..ar bbbbibbberon appunto. :)
Bib pride. please.

Anonimo ha detto...

ah non mi son firmata: Pat

LauraLoves ha detto...

Non posso che capire la tendenza ad auto-colpevolizzarsi ogni volta che non si riesce a raggiungere un obiettivo che ci si era prefisse. Io faccio lo stesso.
Ma ti voglio comunque raccontare di mia sorella, che latte non ne aveva neanche lei, e di quando si martorizzava il seno con quelle pompette che a me parevano tanto strumenti di tortura medievali. Piu' di una volta ho pensato che sottoporsi a quel tipo di forzatura fosse ingiusto, soprattutto perche' pure nel suo caso intravedevo un tentativo disperato, fatto per contrastare la paura di aver sbagliato qualcosa.
Poi, comunque, alla fine e' stato il pediatra a dirle di passare al latte artificiale perche' quello che riusciva a tirar fuori dal suo seno non era abbastanza nutriente per Andrea.
Credo che riuscire o meno ad allattare dipenda da tanti fattori, per la maggioranza biologici. Donne che non avevano il latte ce ne sono sempre state, anche in epoche in cui lo stile di vita delle persone era molto piu' sano di quello odierno. Infatti, ricordo dai racconti di mio nonno, che ai suoi tempi le donne che non potevano allattare i prorpi figli affittavano il seno di altre donne che di latte ne avevano in abbondanza. A volte poteva persino succedere che la signora dalle copiose riserve si prestasse a nutrire piu' di un bambino, oltre alla propria creatura. E siccome allora i figli si facevano con una certa frequenza, succedeva pure che queste donne diventassero allattatrici quasi di mestiere. Mio nonno mi diceva che avevano addirittura un nome ben preciso. A Sassoferrato queste signore si chiamavano "berlicche", una parola che a me ha fatto sempre tanto ridere.
Comunque, al di la' di tutto, e pur ammettendo che il rapporto tra una mamma e il proprio piccolo sia unico e segua senz'altro regole speciali, mi viene da pensare, guardando Cosimo e vedendo quant'e' bello e florido, che dopo tutto si fa persino fatica a capire di cosa dovresti sentirti colpevole.
E comunque si', la vita continua. E auguriamoci che paure e sensi di colpa muoiano insieme al capitalismo.

Anonimo ha detto...

Carino l'aneddoto riportato sul libro di Bice Biagi:
Sua madre non avendo latte si avvalse per nutrirla di una balia,ma s'ingelosì pensando che fra quest'ultima e sua figlia potesse crearsi un rapporto privilegiato.Il padre x mitigare le sue paure,con caustica ironia:"Quando mangerà il prosciutto,sarai gelosa anche del maiale?"-Luisa