mercoledì 19 novembre 2008

Ho portato fuori il cane e la giornata era stupenda, siamo andate al parco abbandonato sul fianco della collina, invaso dal sole. Era come a primavera, abbiamo giocato col guinzaglio, lei ha corso quasi con frenesia, avanti e indietro e in tondo, con me come centro del cerchio.
Verso le quattro sono uscita con mio figlio, ma la città era in ombra ormai, e la domenica le vie per andare in piazza Cavallotti, dove il negozio gestito dai pakistani rimane aperto, sono quasi deserte. Si era alzato molto vento, Perugia era tutta completamente grigia senza nemmeno un punto di colore. Cosimo ha pianto tanto, forse stranito dal freddo, cercavo qualcosa di allegro da mostrargli, un fiore, una tendina, non c'era nulla. Mi sono accoccolata a fianco del passeggino per dirgli qualcosa, ho visto le mie mani molto rugose in quella luce insensibile, atona. Ho continuato a camminare verso piazza Grimana, dove almeno le fronde degli alberi erano verdi, ma di un verde molto scuro, e una ventina tra ragazzi e ragazze giocavano a pallacanestro nel campetto di cui si è letto, di recente, nella cronaca nera internazionale. Passavano pochissime macchine, i rumori rimbombavano in una sorta di vuoto per me inspiegabile dal punto di vista fisico. Cosimo non la smetteva di piangere.
Mi è sembrato di capire com'è essere vecchi.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

emarginazione da maternità,metereopatia,ricordi di cronaca noir...come vedi la vecchiaia è solo solitudine,suggestione,è solo uno stato d'animo...Luisa

zambrius ha detto...

Luisa, sei illuminante. E anche un po' buddista.

Anonimo ha detto...

Illuminante...nessuno me l'aveva mai detto,ma più che buddista,simile a Budda si'.AH!ah!ah!