martedì 2 dicembre 2008

Quando iniziai a lavorare nel sosciale, undici anni fa, uno dei primi incarichi che ebbi fu una sostituzione estiva a casa di Aldo B. Per quattro ore a settimana, o forse sei, mi recavo nella sua bella casetta con il pavimento di cotto in fondo a via Eugubina, dove la campagna incalza e tutte le case hanno un orto e un pergolato, e tutto intorno ci sono i prati giù per il fianco della collina. Dovevo pulirgli casa, stirargli la roba, controllare un po' che non mangiasse troppo e si lavasse. Io e Aldo diventammo tanto amici. Mi raccontava le sue giornate ("la mattina vado al percorso verde a camminare, ci troviamo tutti lì, siamo un bel gruppo, quelli che c'hanno l'infarto, quelli delle vene, io che c'ho l'esaurimento..."), qualche episodio della sua vita di quando ancora lavorara alla Perugina, ma poco, perché c'era un punto, il punto della rottura del suo equilibrio psichico, al quale si arrivava immancabilmente e che lo turbava troppo, mi diceva del nipote che aveva comprato la Tigra e andava in vacanza sulla Riviera romagnola, da dove gli spediva con affettuosa regolarità cartoline con donne nude. Nell'accettare il lavoro, avevo naturalmente omesso di essere totalmente incapace nei lavori domestici. Spolverare spazzare e dare lo straccio è qualcosa che odio, ma che a mettermici riesco a fare anche bene. Il mio punto debole è stirare. Nessuno mi ha mai insegnato, e nella vita io non stiro le mie cose. Per andare a stirare da Aldo mi esercitavo anche a casa di mia madre, ma era difficile. Soprattutto le camicie, erano un incubo. Però Aldo se ne accorgeva, e dopo un po' che mi vedeva spostare a destra e sinistra la manica per riuscire a farla venire liscia cominciava a esortarmi "Ma dai Barbara, smetti che va bene, va bene così" e magari se la metteva sul momento, orrendamente spiegazzata. L'unico attrito nella nostra amicizia si verificava quando arrivava per lui il momento di fare la doccia. Non c'era verso. Le nostre diatribe duravano, letteralmente, ore. Io iniziavo con "Vatti a fare una doccia, che poi stai più fresco" e lui rispondeva con "Dopo". Man mano che le ore si consumavano io diventavo più insistente "Aldo, cammina, senti che caldo, fatti la doccia mentre pulisco la sala (o la camera, o la stanza vuota)", "No adesso non c'ho voglia, la faccio quando vai via", "No Aldo, falla adesso, perché bisogna discutere per una cosa così semplice?", "No adesso devo andare giù all'orto (o a comprare le sigarette, o a vuotare la spazzatura)" e intanto la voce vibrava un po' di snervatezza. Poi all'improvviso, non sempre però, prendeva e andava a fare la doccia. Tornava dopo mezz'ora tutto cambiato, con i capelli umidi, gli occhiali spessissimi sul viso arrossato, profumato di saponetta. Si abbandonava rilassato sulla sedia ed esclamava, immancabilmente: "Ah quanto se sta bene quando se fa la doccia. Proprio te rimette al mondo".
Casa mia è sempre in un disordine e una sporcizia da delirio. Qualche volta metto a posto, tipo domenica, perché veniva a trovarmi un amico che non vedevo da tempo. Quando poi mi trovo a vivere nelle stanze riordinate, con ogni cosa carina e al suo posto, passo le ore a dirmi "Quanto si sta bene quando la casa è pulita e in ordine. Proprio ti rimette al mondo". E penso sempre al mio caro amico Aldo.

P.S. Con Aldo ho lavorato due estati di seguito, ma poi ci sono rimasta in contatto perché stava sempre al circolo Arci di S.Erminio. Quando mi sono trasferita in via Italo Svevo siamo diventati vicini di quartiere. Lo vedevo spessissimo, gli ho presentato il mio fidanzato e poi gli ho annunciato che ci eravamo sposati. Accarezzava con piacere il nostro cane. Avrei tanto voluto fargli conoscere anche mio figlio, ma purtroppo è morto lo scorso gennaio. Io ero in vacanza con Boon e Eugene, quando sono tornata, facendo una passeggiata con la pancia già un po' cresciuta, ho letto il manifesto mortuario. Il funerale c'era stato quel pomeriggio, a Santa Petronilla, la chiesa in campagna dove lui andava spesso i pomeriggi, a chiacchierare col prete. Mi è dispiaciuto tanto.

5 commenti:

zambrius ha detto...

Adoro questi racconti di vita, di morte, di lavoro e quotidianità. Cos'altro è l'esistenza, in fondo?

Anonimo ha detto...

Sono senza parole.. letteralmente

Enrico

Anonimo ha detto...

E' un racconto molto tenero, affettuoso e toccante. Per chi teme come l'inferno "l'esaurimento" è anche rassicurante. Poetico.
Cinzia

Barbara ha detto...

Sinci, sono contenta per il rassicurante, ma anche per il tenero e affettuoso, perché io a Aldo volevo bene affetto e tenerezza.
Enrico, sono contenta di trovarti qui.
Giovanni raccontiamoci l'esistenza!

Anonimo ha detto...

beh che dire, è un racconto splendido e semplice, come vorrei sempre il mio animo.
Intanto onore al tuo (animo).