mercoledì 12 settembre 2007

Ma perché il racconto così bello di Franz Kafka dal titolo stupendo "Ein Hungerkuenstler", che in inglese per dire è giustamente tradotto "An hunger artist", in italiano si chiama "Un digiunatore"? Chi potrebbe saperlo?

19 commenti:

Lemke ha detto...

ciao lo sa di sicuro tale Ervino Pocar, curatore dell'edizione Mondadori della raccolta di racconti e, probabilmente, revisore e coordinatore dell'opera. Figo trovare risposte concrete a domande retoriche! :)

zambrius ha detto...

Sì, anche io ti avrei suggerito Ervinio Pocar, storico traduttore, oltre che di Kafka, anche di Thomass Mann e Hermann Hesse. Quelli erano tempi in cui i traduttori non erano semplici "tecnici" ma probabilmente avevano anche delle qualità letterarie (pensa a Pavese...) da lì l'audacia di cambiare il titolo. Personalmente trovo che Un digiunatore sia un titolo bellissimo e molto suggestivo.

Barbara ha detto...

Scusate, lo so che lo sa Ervino Pocar, ma è morto 25 anni fa! Fare una seduta spiritica a tutt'oggi non mi sembra una soluzione concretissima. Io intendevo chi lo sa che legge questo blog.
Il digiunatore perde la connotazione di arte, cioè di intervento creativo nell'affamarsi, che è un po' il succo del racconto, secondo me. Come del resto le traduzioni di Pavese, tipo Moby Dick. Diciamocelo chiaramente, che rimane di Melville? Sull'intervento dei traduttori nelle opere, manco a farlo apposta, c'è un intervento di Daniele Brolli riportato dal blog della Lipperini.

Barbara ha detto...

Comunque la mia non era una domanda retorica, mi piacerebbe saperlo (ho appena visto che c'è il fondo Pocar all'archivio Mondadori, chissà, una capatina dopo il parco dei Tarocchi...). L'idea che mi sono fatta è che, siccome questi artisti della fame o digiunatori erano probabilmente dei veri personaggi dei padiglioni delle meraviglie nelle fiere dei primi del Novecento, tipo la donna cannone ecc., in italiano questa figura si dicesse appunto digiunatore. Pocar ha chiesto in giro, a persone che erano state in queste fiere nella vita.Solo che io a quel punto avrei lasciato il titolo "L'artista della fame", appunto per conservare la nozione di "arte" che ci ha messo Kafka, e magari avrei usato digiunatore nel corso del racconto.

Lemke ha detto...

off topic: cercando risposte concrete alle domande di BArbara (si vede che in questo periodo non lavoro molto, eh?) ho notato che diverse eprsone inseriscono "artista della fame" come professione nei loro Curriculum vitae.

On topic: ho visto usare anche la traduzione "Un artista alla fame". Mi chiedevo quale fosse la traduzione più corretta: un artista "della" fame o "alla" fame. In italiano avrebero un significato profondamente diverso. Non è che il titolo originale avesse quest'ambiguità, difficile da esprimere in italiano, e la scelta del titolo "digiunatore", sia stato un compromesso neutrale fra i diversi signficati del titolo originale?
Ipotizzo, vista la mia quasi totale ignoranza della lingua tedesca.

Barbara ha detto...

Il significato è artista della fame, nel senso che la fame e il digiuno erano la sua arte (oltre che la sua ossessione e, se vogliamo, la sua patologia psichica. Questa ambivalenza rende quel racconto una bomba emotiva, a mio modesto parere). Dopo aver letto questo tuo ultimo intervento ho fatto una ricerca con "artista della fame" ed è vero, alcune persone lo inseriscono come professione nei loro profili. Sarà una citazione kafkiana? Ho anche letto delle critiche a un tipo che su Wikipedia ha corretto "artista della fame" con artista alla fame. Ma in italiano artista alla fame vuol dire artista che non guadagna, no? Per cui, magari è valida come traduzione in generale, ma non nel contesto di questo racconto.
[pur di non occuparmi delle pressantissime incombenze pratiche che dovrei disbrigare entro settembre, ora vado a cercarmi un trattato di filologia germanica da spulciare]

zambrius ha detto...

Sì però non è giusto che sul mio blog si discuta di sisley e sul tuo di kafka. Cos'ho io di sbagliato, cos'ho?!

Anonimo ha detto...

osservazione: "il digiunatore" mi sembra che in italiano renda molto concretamente e in linea per la nostra cultura l'idea del fare di una attività un'arte, mi pare che ci sia un'immediatezza maggiore rispetto alle altre traduzioni qui proposte, "il digiunatore": immediatamente costringe a pensare a qualcosa di assoluto e impegnativo, a un'arte, mentre "un artista della fame" secondo me avrebbe reso meno proprio per l'esplicitazione forse. anche a me sembra un bel titolo ma non conosco il libro per cui non so se è effettivamente adeguato.baci

Barbara ha detto...

Sarà che io quando l'ho letto in inglese ho realizzato che in italiano mi era completamente sfuggita questa dimensione "artistica", che peraltro se kafka ha messo nel suo titolo una qualche importanza avrà pensato che avesse. il digiunatore è uno che digiuna. è bellissima in effetti come parola. la traduzione forse più bella sarebbe stata un artista del digiuno. nel senso che secondo me la mancanza della parola artista si sente.
Giovi, non sai che la moda è un' arte e che il made in italy ha fatto conoscere la creatività italiana nel mondo? siine fiero.

Lemke ha detto...

off topic x zambrius: ma come? pensavo apprezzassi il fatto che sul tuo blog si riesce a parlare amabilmente di "niente", come i saldi di Stefanel e Sisley. TRoppo semplice recitare la parte dei piccoli intellettuali mitteleuropei discutendo oziosamente delle traduzioni di KAfka (argomento sul quale temo nessuno dei presenti abbia una competenza specifica), mentre risulta assai divertente vedere le stesse persone spoglarsi dei panni dei piccoli studiosi ed inziare a discutere con innegabile competenza su saldi, taglie oversize e design della moda pret-a-porter. Se comunque vuoi soffrire ancora un po' di invidia, ti comunico che in un altra discussione del blog di Barbara si discute, con una certa competenza, del giudizio da avere riguardo le riforme sociali delle dittature del XX secolo.

Lemke ha detto...

x barbara: per puro amor di polemica, ti confesso che, dati alla mano, sono stati gli usurai italiani a diffondere il mito della creatività italiana nel mondo, fin dal rinascimento. La ricchezza delle corti e dell'arte italiana, può essere considerata una semplice conseguenza dela brillante invenzione delle lettere di cambio. Certo guardare il David di Michelangelo e pensare che è stato commissionato grazie agli interessi ad usura applicati dai Medici alle corti di mezza europa, suona un po' antipatriottico, ma è storicamente ineccepibile come intepretazione.

zambrius ha detto...

Ma sì, Lemke, hai perfettamente ragione, il fatto è che la barbara mi spiazza sempre. Quando, negli anni novanta, lei si divertitiva alle feste underground io ero nel pieno della mia fase grotowskyana e ora che sono in piena fase sisley, lei se ne viene fuori con kafka (che peraltro vestito sisley sarebbe stato benissimo...)
E figurati se non sto seguendo il vosro dibattito sulle dittature del xx secolo.

Barbara ha detto...

Sì grazie Lemke, le tue perle di cultura sono sempre puntuali, ma già lo sapevo e infatti scherzavo, come Giovanni ben saprà (mica uno sta 19 anni a studiare storia invano) Peraltro, non so tu, io ho competenze specifiche nella traduzione (anche Patrizia, e anche Giovanni forse). Non sono peraltro un'intellettuale mitteleuropea essendo di Marsciano. Mittelteverina forse.

Anonimo ha detto...

L'artista della fame. L'artista alla fame è una cosa radicalmente diversa. Spero solo che il contestato wikipediano si sia ben guardato dal leggere il racconto. Se il suo errore fosse dovuto ad un'errata comprensione del testo ne uscirebbe sputtanata l'intera cultura internettiana (per la quale, incidentalmente, Kafka e Sisley stanno sullo stesso piano).
Mittleteverino lo sono stato anche io, a lungo. Intellettuale non lo so, spero proprio di no. L'audacia di cambiare il titolo.
Visto che Pocar è morto (quelli di noi che sapevano che era vissuto ne erano già informati)consigliare di chiederlo a lui mi sembra una risposta retorica a una domanda reale. Non potendo fare una seduta spiritica io consiglio di scegliere qualcuno che accetti di farsi uccidere, porre la domanda a Pocar e poi farsi resuscitare. Volontari? Un'ultima notazione. Vero che Michelangelo ha fatto il David coi soldi dei banchieri fiorentini, ma i Medici non detenevano il potere a Firenze, quando, nel 1501 l'opera venne commissionata.

Lemke ha detto...

Poffarbacco, che sfiga! Fra tutte le centinaia di opere del rinascimento proprio una commissionata e realizzata durante la cacciata dei Medici da Firenze dovevo usare come esempio? Potrei arrampicarmi sugli specchi dicendo che, anche senza i Medici, sempre dei soldi dei Medici si trattava, ma accetto l'onta e chiedo venia. Tuttavia questa precisazione non sposta di un millimetro il giudizio sulle fortune economiche del rinascimento italiano e sull'inventiva dei banchieri fiorentini. Riguardo le competenze tecniche sulla traduzione dal tedesco, allora sarebbe utile capire quale sarebbe la traduzione "letterale" del titolo e, nel caso, capire se questa può effettivamente avere un'interpretazione ambigua. Interpretazione ambigua che difficilmente si sarebbe potuta conservare in italiano se non rinunciando alla traduzione letterale. In tal caso il "mistero" del titolo sarebbe molto meno incomprensibile. Ultima notaizone: è il nome Kafka a rendere immediatamente ed inevitabilemnte un intellettuale mitteleuropeo chiunque ne parli. Si inzia così, per scherzo ed in un amen, si rispolverano i dischi delle sinfonie di Mahler, si decide di rileggere Thomas Mann e i saggi di Freud, si comperano stampe dei quadri di Otto Dix...

Barbara ha detto...

Allora, tutto quello che abbiamo detto fino adesso tutto valido: la traduzione letterale è "artista della fame", il digiunatore è certo non sbagliato ma come da me sostenuto fino adesso, forse a torto, chissà, elimina la nozione di arte che invece era utile per l'atmosfera. Cioè, perché evitare una traduzione letterale quando la traduzione letterale rende meglio? Certo, portata avanti per giorni come discussione rimane un po' sterile. Comunque, se v'è presa voglia di comprare una riproduzione di Otto Dix, mettete da parte i soldi e comprate invece un quadro di mio marito. Sta preparando la mostra nuova. Sarà bellissima, vedrete!

Lemke ha detto...

Ma tuo marito non è mitteleuropeo...

Anonimo ha detto...

confesso che non riesco a leggere tutti i commenti. tuttavia.
in riferimento all'ultimo di barbara: concordo, e vieppiù se la traduzione fatta è "un digiunatore" e non "il" perché la scelta dell'articolo mi pare fondamentale per dare quella sfumatura da me sostenuta, se invece è "un" concordo col fatto che possa dare tutt'altra impressione.
ho la cattedra a norcia, penso di trasferirmi baracca e burattini più o meno. sono molto frastoranta e sto partendo per torino dove domattina dovrò fare il trasferimento dell'università e verbalizzare un esame. e poi dopodomani fresca e gioiosa a norcia. ripeto, sono molto frastornata
così frastornata che mi stavo firmando "Peppe" e non influenzata dal mi' amore, ma da peppepupi. :)

Anonimo ha detto...

I quadri di tu marito, babi cara, hanno il pregevole difetto di essere enormi.
Cmq malgrado vogliate emigrare una mostricciattola a PG la potrebbe anche fare. Per essere intellettuali mittleuropei non basta leggere kafka. Non basta neppure leggere solo kafka, troppo facile.
Bisognerebbe essere parte di un'epoca, di una cultura. Bisognerebbe, inoltre, essere legati al passato, a più d'un secolo fa (esagerato).
Forse è per questo che sono convinto che qui nessuno è un intellettuale mittleuropeo.
Pippi, mi rendo conto che viviamo in un paese in cui la ricerca comune di un furer è lo sport nazionale, ma non ti sembra di esagerare?