giovedì 8 novembre 2007

Altro che Corriere della Serva! Non perdetevi questo articolo su Perugia proposto dal prestigioso quotidiano milanese. Vi anticipo il titolo e le sue suggestioni: Perugia, l'Ibiza degli stranieri. Sì lo so, i titoli vengono ideati a posteriori, ma questa cita una delle tante pregnanti frasi dell'articolo. La mia domanda è: ma a che serve il giornalismo?

22 commenti:

Serena ha detto...

In effetti l'articolo è raccapricciante. La notte scorsa ho visto un servizio, forse su canale 5 o italia 1, dove venivano intervistate alcune ragazze giovani e queste dicevano che sì, in effetti gli stranieri a Perugia sono un problema, che è a causa loro il degrado della città...
Sicuramente PG è cambiata moltissimo dall'ultima volta che ci sono stata, ma che prima ci fosse "rettitudine" e poi "perversione"...(peraltro questa usa i vocaboli un po' come le viene, secondo me:cosa significa "rettitudine" applicato ad uno studente?).Eppoi la mappa delle aggressioni...ma chi è 'sto fabrizio ronconi?

Lemke ha detto...

Io l'ho trovato meraviglioso: mi è venuta voglia di venire a vivere a perugia...altro che la sonnecchiosa e monotona vita torinese dove le persone che escono la sera durante al settimana sono si e no 300 e nel giro di qualche mese conosci (di vista) un po' tutti. E poi...Wow... alcol, droga, orge...che si può chiedere di più dalla vita? Comuqneu è da qualche giorno che giornali e Tg stanno descrivendo Perugia come la nuova Gomorra. Serve a tranquillizzare le eprsone, come per dire, implicitamente, che cose del genere possono accadere solo in posti depravati e che quindi, basta non vivere a Perugia per essere tranquilli. E' una reazione abbastanza comune: nel momento in cui accade qualcsa di abnorme, si cerca una spiegazione nelle differenze e nelle specificità del luogo o delle eprsone coinvolte. Accusando Perugia, si assolve il resto d'Italia. Mettetevi il cuore in pace: questo turno tocca a voi, magari fra 15 giorni accade qualcosa di particolarmente violento a Torino e si dirà che Torino, con tutti i romeni che ci sono, con l'immigrazione, il tessuto sociale postindustriale e bla bla bla.

Anonimo ha detto...

A parte il titolo fuorviante che serve solo a far leggere l'articolo contando sulla morbosità di alcuni lettori, non mi pare un articolo tanto scandaloso in sé, quello che da il voltastomaco è che piuttosto superificiale, un articolo di cui si potrebbe fare benissimo a meno poichè in effetti non da alcun tipo di informazione, né sui fatti accaduti,né sul contesto in cui sono accaduti, non ha intervistato persone informate dei fatti, però almeno non ha omesso le dichiarazioni di Cernicch. Sicuramente un articolo inutile, poi il giornalista deve essere così insipiente da essersi dimenticato di condire il tutto con un richiamo alla scomparsa di Sonia Marra, altra studentessa, pare, forse, si dice, uccisa, comunque sicuramente scomparsa da questa quieta cittadina.
La cosa buffa è che proprio qualche giorno fa la Rai ha mandato in onda una fiction con Perugia protagonista di cronaca nera, evidenti erano i riferimenti al caso Narducci, mostro di Firenze, nella fiction il Corriere dell'Umbria e il giornalismo erano ii veri protagonisti, l'informazione che "crea" la realtà...
Penosa coincidenza.
A che serve l'informazione? quale informazione? di che parliamo? da tempo, credo, salvo poche eccezioni, l'informazione è diventata una forma di intrattenimento, spesso di basso livello.
Nel merito mi viene da pensare comunque che l'ambiente universitario perugino sia realmente cambiato, ma così come un po' tutta la società è cambiata, c'è più superficialità e di certo il consumo di droghe è salito, mi rendo conto però che chi non vive qui leggendo quell'articolo possa immaginare una città che di fatto non esiste, non mi pare che ci siano tutte queste aggressioni, non è così terribile girare a piedi di sera.
Quel che è vero è che l'amministrazione dovrebbe smettere di pensare a questa città ancora come il salottino buono, borghese e da cartolina della regione perché comincia a esprimere criticità che non andrebbero sottovalutate, e che non sono certo quelle di cui parla il giornlaista, chi è? bella domanda, chissà come mai gli lasciano scrivere una cosa tabto inutile....

Barbara ha detto...

La cosa scema dell'articolo secondo me e' che se vai a Siena, a Urbino, a Bologna (anzi, era Bologna l'emergenza fino a ieri, perche' c'erano gli ubriachi e i punkabbestia) le scene che vedi sono esattamente le stesse. Perche' le citta' con molti giovani sono cosi' nel 2007. Dopodiche' si', c'e' stato un aumento nel consumo di droga, ma togliendo la merdosita' personale dell'americana e compagnia, io non vedo grandissimi differenze tra le persone che girano in questa storia e,che so, vari giri che possiamo avere conosciuto anche noi. Noi magari conoscevamo gente che faceva tutto questo poi magari era anche impegnata politicamente, il che magari ti da' qualche argomento in piu' nel mentre che campi. Ma crearci questo teatro, senza aggiungere un grammo di informazione (si' cita Cernicchione, ma poi senza prenderlo sul serio, perche' poi c'e' la gente gonfia per strada)e' penoso.
Tra l'altro a Perugia non c'e' nemmeno il mare, che mi sarebbe piaciuto tanto. E c'e' mancato un Sandy Marton, ecco cosa c'e' mancato.

Lemke ha detto...

barbara, è ovvio che se un delitto del genere fosse accaduto a Siena, Urbino etc. adesso dipingerebbero queste città come le piccole Sodome italiane. Vediamoci il lato positivo: da quando è successo il delitto, nessuno fa più spedizioni punitive contro ignari romeni in coda al supermarket. Ed al prossimo fatto di sangue dipingeranno Pordenone, Cormons o Porto Palo di Capopassero o chissà dove, come il fulcro della perversione in Italia. E Perugia finirà nuovamente a pagina 20, giusto per i risultati di calcio. In quest'epoca l'informazione è questa, anzi, a ben vedere l'informazione è sempre stata così. Sbatte in prima pagina, spolpa la notizia e poi, passata la novità, dimentica.

Barbara ha detto...

A me ovviamente non frega niente dell'immagine di Perugia, invece infastidisce che non c'e' piu' verso di leggere qualcosa di ben fatto, documentato, intelligente. Non trovo affatto che l'informazione sia sempre stata cosi', c'era un tempo in cui tra il Corriere e Cronaca vera la differenza era notevole. Non trovo nemmeno che l'informazione sia cosi' sempre e ovunque, ci sono giornali che, oltre a essere in grado di spiegare un fatto, ancora pubblicano reportages che aprono finestre su mondi.

Lemke ha detto...

Certo, hai ragione al 100%. Tuttavia da sempre la cronaca nera, anche sul Corrierone, è quasi per definizione morbosa e superficiale. L'articolo è certamente di qualità scadente ma temo sia un'illusione pensare che sia “un segno dei tempi” e che in un'età dell'Arcadia le cose andassero meglio. Anzi, non mi stupirei se, facendo una ricerca accurata, non si riuscissero a scovare altri articoli anche più superficiali. Quindi scandalizzarsi per certe cose equivale ad arrabbiarsi con la pioggia perché è bagnata...

Barbara ha detto...

Penso che l'informazione sia profondamente cambiata negli ultimi anni, diciamo da quando la televisione ha scoperto l'informazione-intrattenimento. Mi pare difficile non accorgersi di questo. Non ha molto a che vedere con un'eta' dell'Arcadia.

Lemke ha detto...

ti consiglio di fare una sistematica ricerca in emeroteca e potresti scoprire che nell'informazione giornalistica ed in special modo nella cronaca nera, lo stile giornalistico etc. è cambiato ben poco. Poi, allora come adesso, ci sono giornalisti particolarmente bravi ed altri particolarmente cani. Ma questo diamolo per scontato.

Barbara ha detto...

Il caso vuole che fonte privilegiata delle ricerche che mi e' capitato di fare sia sempre stata la cronaca nera, quindi ho una certa dimestichezza anche senza fare un giro in emeroteca. Grazie del consiglio comunque. Non so se hai notato che l'articolo del link NON e'un articolo di cronaca nera. Dovrebbe essere nelle intenzioni un articolo di approfondimento, un piccolo reportage per descrivere il contesto nel quale e' maturato il fatto. E' inoltre evidente che il giornalista vuole darci l'impressione di dire verita' scomode, quello che gli amministratori cercano di minimizzare. Poi certo, ci sono giornali e telegiornali che ci campano su questo. Inoltre da che mondo e'mondo e' tutto un magna magna ecc. [mi affascina sempre quando si esprime una critica, e arriva quello che ti dice, quanto sei ingenua, e' sempre stato cosi']

Lemke ha detto...

beh se in tanti ti dicono che fai critiche ingenue, fossi in te inizierei a pensarci su. Quello in questione è un articolo di "colore", inevitabile appendice di ogni reportage di cronaca di un certo interesse popolare. Un articolo di "colore" è, mediamente, una merda. Il caporedattore chiama il più sfigato degli inviati e gli dice: "fammi 1 cartella e mezza di colore", il redattore risponde "e che ci scrivo? A Perugia non succede mai niente!" e la risposta è "arrangiati e stavolta non fare errori grammaticali se vuoi essere pagato". Nell'articolo di colore, normalmente si scrivono delle banalità, si intervistano passanti a caso estrapolando dalle risposte i più triti luoghi comuni e si lavora sapendo che è giornalismo usa-e-getta, scritto giusto per riempire qualche colonna. Giornalismo di serie B, che talvolta (in rari casi) può essere anche ben fatto e che, talvolta, scende fino alla serie Z. E l'articolo in questione è, effettivamente un articolo di merda. Io credo che un certo tipo di giornalismo sia sempre stato così. Lo credo perché durante i seminari di criminologia mi sono letto articoli di 30, 40, 50...100 anni fa e l'immancabile articoletto di colore morboso ed insinuante c'era sempre. Perché dargli troppa importanza, quindi? Non dico certo che non possa essere diverso, ma cadere dal pero appena si tocca la propria “amata-odiata” città natale, suona un po' provinciale. Io, piuttosto, mi sarei soffermato su una cosa: in tutti gli articoli, di qualunque testata, gli articoli "veri" intendo, quelli che scuotono l'opinione pubblica e manipolano le coscienze, già dal 3° o 4° giorno si è deciso che fra i 3 l'esecutore doveva essere il Congolese. Che quindi era l'uomo nero, probabilmente in una crisi di animalesco tribalismo, il più colpevole di tutti. Vuoi mettere che omicida rassicurante, rispetto a una signorina americana bionda, carina e di ottima famiglia o un quasi-ingegnere di buona famiglia biondo ed italiano? Adesso, inaspettatamente, pare che non ci sia un'impronta che sia una del congolese sul luogo del delitto e che l'arma usata sia un coltello del quasi-ingegnere italiano. Io non so che cosa sia successo, ovviamente. E magari risulterà davvero che il Congolese è l'esecutore materiale. Ma questa rapidità dei giornali nell'appiccicargli l'etichetta suona sospetta e mi ricorda un po' certi vecchi processi come quello a Gino Girolimoni o Lionello Egidi, nei quali i giornali decisero a priori chi “dovesse” essere colpevole. Anche in questo, come appare evidente, nulla di nuovo sotto il sole, ma forse è su questi argomenti che è un po' più doveroso stare all'erta.

Lemke ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Barbara ha detto...

Non mi vengono fatte particolari appunti perche' sono ingenua. Ma succede sempre, in giro, al bar, che uno dice che un film e' brutto e lo sveglio di turno ricorda che film brutti ne hanno sempre fatti, che un politico e' disonesto e lo sveglio ricorda che i politici sono sempre stati disonesti, che un articolo fa pena e lo sveglio ricorda che i giornalisti sono sempre stati pennivendoli. Mi dispiace che i tuoi seminari di non so cosa siano arrivati a esaminari articoli fino agli anni 50, perche[ in effetti dei cambiamenti interessanti nel giornalismo italiano si hanno a partire dagli anni 60. Ma tant'e'. Continui a dire cose un po' a caso, tipo che mi sono scandalizzata per un articolo che riguarda la mia citta' (che peraltro non e' per niente la mia citta'), dove l'amministrazione ha il buco in bilancio piu' voluminoso d'italia, c'e' un'opera pubblica mastodontica che non parte da due anni, quando in verita' ho solo espresso fastidio per un modo di fare giornalismo, che in questo caso, siccome parla a vanvera di una realta' che conosco, posso giudicare con maggiore cognizione di fatto, rispetto a quando dice scemate su pordenone o mazara del vallo. tutta la lezioncina sullo sbattere il mostro in prima pagina, rispetto a tante altre volte non rilevo un particolare accanimento contro Patrick, se non da parte della testimone, la tua lezioncina sulla costruzione del mostro deliziera' i lettori, io comunque e' da agosto che volevo fare un post su Girolimoni, fra poco lo faro'. Anche se penso, in fondo che c'e' di interessante, il mostro in prima pagina ce l'hanno sempre sbattuto, no?

Serena ha detto...

...comunque Buzzati ha scritto di nera per anni.

Serena ha detto...

...oltre che collaborare con Fellini alla scrittura ed alla sceneggiatura di "G.Mastorna".

Lemke ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Lemke ha detto...

Avete ragione. Tutti i grandi giornalisti hanno lavorato in cronaca nera, questo è un fatto. Quello che ci si dimentica è che anche tutti i giornalisti più scarsi lo hanno fatto. Per un Buzzati, rimasto nella memoria, ci sono 999 Scannagatti dei quali nessuno più ricorda nulla.

Lemke ha detto...

Il quid della questione è: come puoi pensare di fare un intervento del tipo "ah, mamma mia...che articolo vergognoso! A che livello che siamo arrivati! Che Tempi, che tempi!” e poi incavolarti se qualcuno ti fa notare che la tua reazione puzza di perbenismo di sinistra? Per intenderci, quello che dice che il male di tutto è la televisione, per intenderci. Diamine, ci sei cascata anche tu -persona colta e intelligente- in questo luogo comune. Luogo comune che, come tutti i luoghi comuni, non è completamente campato in aria, ma può essere pericolosamente fuorviante se utilizzato come strumento per interpretare la realtà. La tua domanda era: Che cosa è il giornalismo oggi? La mia risposta (con la quale si può anche non essere d'accordo, per carità) è che in un giornalismo che è ovviamente cambiato molto col passare degli anni, e riguardo il quale, resto sempre un po' scosso quando mi torna in mente che il quotidiano più venduto in Italia è “La Gazzetta dello Sport”, paradossalmente tu abbia citato proprio il genere di articolo che, con qualche lieve e comprensibile differenza stilistica, una persona può incontrare leggendo una copia del Messaggero del 1964 o della Stampa del 1955. Quello che accade (è sempre un'opinione, ovviamente) è che col passare del tempo rimangano nella memoria solo le cose migliori: i migliori giornalisti, i reportage più accurati...mentre tutte le cose mediocri finiscano nel tritacarne della Storia. Per questo si è indotti a credere che “un tempo” un certo giornalismo non esistesse. Mentre invece esisteva eccome e basta fare un salto in biblioteca per rendersene conto. Un'ultima considerazione: il problema del “mostro in prima pagina”. E' sempre esistito, sempre esisterà. Quello che ho detto (bastava leggere) è che: Anche in questo, come appare evidente, nulla di nuovo sotto il sole, ma forse è su questi argomenti che è un po' più doveroso stare all'erta. Già, bastava leggere.

Barbara ha detto...

Non penso di essere interessata a un dibattito che parte dall'assunto che io abbia detto "Che articolo vergognoso, che tempi che tempi"

Anonimo ha detto...

mi sa che vi siete incartati, ma pazienza.

a me la cosa che più mi ha colpito, ma non ho tutta la vostra esperienza di lettura di nera forse, è l'effetto copia, proprio il giorno dopo che barbara ha postato il link al corriere ho letto su repubblica un articoletto del tutto simile con tanto di riferimento a Ibiza, solito raffronto tra la perugia universitaria di un tempo (quale tempo poi? forse del prima dell'autonomia univ.)ecc...
in questo caso l'articolista di repubblica non si è sprecato nemmeno a pensarlo l'articolo, tuttavia altri articoli nello stesso quotidiano raccontavano in modo chiaro ed equilibrato i fatti.
A matrix l'altra sera Augusto de Megni ha fatto le stesse osservazioni di barbara sull'articolo del corriere, non credo che lui sia un perbenista di sinistra, ma ha detto quello che sta sotto gli occhi di chiunque viva qui. Ma ancora a colpirmi è stata la giornalista del messaggero in quella situazione: sciorinava luoghi comuni, quelli si tipici di spicciola sociologia di pseudosinistra, l'assalto al diverso, il delitto globale perchè c'è un'inglese, un'americana, un congolese (anche certe barzellette erano molto globali..si)...la giornalista era quella che più di tutti aveva l'aria di non sapere di cosa stesse parlando. E de Megni lì a dire quello che un po' di buon senso (di cui anche giornalisti mediocri possono essere dotati) ti fa osservare: in quel caso però è stato lo stesso Mentana a svolgere il ruolo di Lemke ricordando al giovane de megni che vabè...si sa..si esagera, certi articoli si dice sempre così..ma poi i lettori lo sanno da soli come stanno le cose, ci fanno la tara.
ma io perché devo leggere delle informazioni a cui poi mi tocca fare la tara...te ce pagano falla tu 'sta tara, prima, no?
Comunque mi è piaciuto molto Corrias che a otto e mezzo ha osservato come il delitto, il reato, nel momento in cui si compie, "in cui brucia", illumina tutto quello che c'è intorno, qui sta per lui, scrittore giornalista l'interesse per il crimine.
Comunque oltre al contesto sociale, esiste l'individuo, le sue pulsioni, le sue privatissime storie.
E inoltre, l'informazione tutta è cambiata virando verso l'intrattenimento, anche le trasmissioni politiche ad esempio, non informano, non aggiungono nulla a quello che sappiamo, spesso spegni la tv e non ti ricordi manco che hanno detto tanto era il casino che han fatto, ma si può scegliere, a me sembra che poi emergano sempre i vari aspetti, come con il delitto di Erba, lì si che c'è stato l'assalto al diverso, ma poi è stato sotto gli occhi di tutti l'errore, se ne è parlato, se ne parla.
Ci sono trasmissioni come quelle della Gabanelli, o Chi l'ha visto, in cui si fa informazione con serietà: il classico controllo delle fonti, la raccolta di dati, la verifica.

Lemke ha detto...

Sui 20 interventi, i 2 di patrizia ho l'impressione siano di gran lunga i più sensati (e mi prendo le mie responsabilità per aver preferito la provocazione al sereno dialogo). Il problema di fondo non è tanto il fatto che Perugia sia dipinta come una pessima città. Il problema consiste nel fatto che ci si aspetterebbe di più e di meglio dal giornalismo. Io sono stato a Perugia l'ultima volta 10 anni fa. Faccio fatica a pensare che nel frattempo si sia trasformata in una succursale (perversa) di Ibiza. Lascio a voi, decisamente più competenti, il giudizio di merito sul contenuto dell'articolo. Però sono andato in vacanza a Cogne per 15 anni di fila. Ed ho assistito con cognizione di causa alla trasformazione mediatica di un tranquillo paesello di montagna nella versione valdostana del villaggio dei dannati. Ma come detto il problema, paradossalmente, non verte sui contenuti, ma sulla forma utilizzata per presentare i contenuti. Vale a dire: leggendo il primo intervento di Patrizia, mi pare di capire che in sé le cose dette nell'articolo non sono completamente errate. E' ragionevole pensare che in una cittadina dove circa il 25% della popolazione è composto da studenti ventenni, ci possano essere tutta una serie di problemi. Questo consideriamolo un dato di fatto. Quello che ha sconcertato è la forma con cui questi problemi sono stati presentati, vale a dire, cercando la morbosità anche dove non c'è, ed inducendo il lettore a pensare che, in un luogo come quello, prima o poi qualcosa doveva succedere. Descrizione certamente superficiale e sensazionalistica, peraltro rimbalzata più o meno su tutti i quotidiani e telegiornali. Fin qui, direi che le nostre strade non divergevano molto, mentre invece hanno iniziato a viaggiare sempre più lontane quando, di fronte a questo meccanismo sono intervenuti dei giudizi di merito e, soprattutto delle spiegazioni “sociologiche” riguardo il perché ed il percome siano scritti certi articoli. Evidentemente su questi argomenti le idee sono talmente distanti che non è possibile trovare una sintesi. La mia opinione è che in realtà la demonizzazione dell'ambiente in cui si svolge un crimine sia un meccanismo che, con poche differenze, esiste da quando esiste il giornalismo. Il che non significa che sia una cosa positiva, ma, tuttalpiù, che un certo atteggiamento sia da considerare un “effetto collaterale” della risonanza mediatica di un evento. Come dissi, criminalizzare l'ambiente di Perugia, dà sollievo al resto d'Italia. Fornisce un alibi, una giustificazione, un “fattore esterno” che spiega come mai siano compiuti atti che la nostra ragione non riuscirebbe a spiegare. Poi quando si calca troppo la mano, come effettivamente è stato fatto nel caso di Perugia (che fino a 10 giorni fa era universalmente considerata un posto tranquillo, piacevole e colto), non mi stupisce che qualcuno (in questo caso Severgnini) dica che probabilmente si sta esagerando, che il gusto del sensazionale sta prendendo la mano rispetto alla descrizione della verità. Posso anche prevedere che Perugia avrà diversi difensori, essendo comunque un luogo nel cuore di molte persone. Tuttavia, fa specie che né Cogne, né Novi (per citare due luoghi che conosco) hanno avuto difensori così prestigiosi, nonostante, posso assicurarlo, non siano probabilmente più perverse o demoniache della ridente città umbra. C'est la vie...

Barbara ha detto...

Mi sembra che su cogne i riflettori siano stati tutti sulla franzoni, anche perche' in effetti non era, come quello di perugia, un delitto che nasceva in un ambiente, ma il classico, efferato delitto familiare. Forse la memoria non mi aiuta, ma non ricordo articoli su Cogne come terra di erodi. Quello che mi sarebbe piaciuto iniziare col post era una discussione su come il giornalismo che si considera alto (ribadisco, quell'articolo non e' di nera: e' un articolo di approfondimento, con tanto di interviste a politici e ipotetico sbugiardamento delle loro versioni consolatorie) stenti ormai ad andare avanti; e anche magari una discussione su come e' cambiata perugia, come e' cambiato er monno ecc. Purtroppo il livello e' risultato penoso, come sempre accade quando si va avanti a provocazioni, e avrei veramente piacere che finisse qui. Del resto il mondo va a mille.