Giovanni Lindo Ferretti è una persona che ho quasi idolatrato in gioventù. I dischi dei CCCP-Fedeli alla linea sono tuttora tra i miei preferiti, così come almeno un paio di album dei C.S.I. Allora è con una specie di morbosità che seguo la discesa nell'estrema destra di quest'uomo che da anni ormai si sente un profeta, colui che sa vedere quello che gli altri hanno paura di vedere ecc. ecc. ecc. E' inutile, nella vita non ci si può fidare di nessuno.
Amici, amiche, compagni, compagne, nella vita si può diventare infinitamente stronzi: stiamo attenti a noi stessi, e come monito leggiamo questo edificante resoconto autobiografico del concerto tenuto da Giovanni Lindo a favore della lista del suo nuovo amico Ferrara. Oh che pensiero differente! Che profondità del sentire!
["mi ha aperto alla conoscenza di mondi sconosciuti di cui percepivo la mancanza: il pensiero neo-conservatore americano, tanto per dirne uno". Non avvertite anche voi il prepotente desiderio di mutare il virus dell'afta epizotica?]
E tanto che ci sono, ecco il programma della lista Aborto?No grazie. Ovviamente si sentono pazzi, visionari, non allineati.
mercoledì 9 aprile 2008
La cultura americana di mio marito, unitamente alla sua convinzione che prepararmi i pasti sia un atto d'amore supremo, fanno sì che io venga in ufficio, dalle 11 alle 17, con lunchbox al seguito. Oggi mi ha preparato due panini gemelli, con frittatina, mortadella appena scottata in padella e fetta di pomodoro fresco. In più, arancia e tovagliolo di stoffa accuratamente ripiegato.
domenica 6 aprile 2008
Temevo che Juno fosse il classico film tagliato su misura per l'indie medio, infilando una serie di tasselli suppostamente scorretti in un impianto di una prevedibilità e di una mancanza di idee disarmante, un po' sulla scia del per me irritantissimo Little Miss Sunshine.
Paura inutile. Juno secondo me è piuttosto bello. Nonostante: questo tipo di regia superstilizzata, color sgranati, montaggio serrato di particolari, tipica del trentenne/quarantenne di formazione filmica america, tenda ad annoiarmi; la ragazza che fa Juno si muova troppo volentieri sopra le righe, e il personaggio stesso sia dipinto un po' troppo da smartass per i miei gusti personali.
Però tutto il resto funziona benissimo, la storia è interessante, buffa e sul finale anche commovente (immagino soprattutto per una donna che sta per partorire). Il babbo e la matrigna di Juno sono fantastici, sia gli attori che i ruoli.
C'è stato un po' di dibattito che ha avuto una eco anche in Italia, se il film poteva essere interpretato come contro l'aborto, semplicemente perché Juno decide di non abortire. In realtà è proprio un film per la scelta con s maiuscola, sceglie di tenerlo e di darlo in adozione, sceglie la famiglia a cui darlo (in America è legale), sceglie di non avere senso materno e di continuare a vivere come un'adolescente qualsiasi, tra la scuola, la band, le amiche. Senza ambiguità: infatti, ritengo sia abbastanza impossibile trovarselo in futuro in qualche cineforum del Movimento per la vita o degli amici di Ferrara, essendo basato sul sesso tra adolescenti (raffigurato con tenerezza e verità, senza la minima morbosità), su famiglie adorabili ma pluridivorziate, sulla flessibilità del concetto di senso materno (di cui è sprovvista la ragazza in gravidanza ma trabocca la donna che non può rimanere incinta), sull'adozione finale da parte della donna appena lasciata dal marito, quindi separata e sola, mentre Juno ritorna a provare i suoi pezzi alla chitarra col goffo immaturo amabilissimo padre biologico del bambino dopo che, all'ospedale, non hanno voluto vederlo, per non soffrire.
Invece sento che lo faremo vedere molto nelle scuole e nei gruppi di adolescenti, quando si parlerà di affettività, sesso e quant'altro. Evvai, Diablo Cody!
Paura inutile. Juno secondo me è piuttosto bello. Nonostante: questo tipo di regia superstilizzata, color sgranati, montaggio serrato di particolari, tipica del trentenne/quarantenne di formazione filmica america, tenda ad annoiarmi; la ragazza che fa Juno si muova troppo volentieri sopra le righe, e il personaggio stesso sia dipinto un po' troppo da smartass per i miei gusti personali.
Però tutto il resto funziona benissimo, la storia è interessante, buffa e sul finale anche commovente (immagino soprattutto per una donna che sta per partorire). Il babbo e la matrigna di Juno sono fantastici, sia gli attori che i ruoli.
C'è stato un po' di dibattito che ha avuto una eco anche in Italia, se il film poteva essere interpretato come contro l'aborto, semplicemente perché Juno decide di non abortire. In realtà è proprio un film per la scelta con s maiuscola, sceglie di tenerlo e di darlo in adozione, sceglie la famiglia a cui darlo (in America è legale), sceglie di non avere senso materno e di continuare a vivere come un'adolescente qualsiasi, tra la scuola, la band, le amiche. Senza ambiguità: infatti, ritengo sia abbastanza impossibile trovarselo in futuro in qualche cineforum del Movimento per la vita o degli amici di Ferrara, essendo basato sul sesso tra adolescenti (raffigurato con tenerezza e verità, senza la minima morbosità), su famiglie adorabili ma pluridivorziate, sulla flessibilità del concetto di senso materno (di cui è sprovvista la ragazza in gravidanza ma trabocca la donna che non può rimanere incinta), sull'adozione finale da parte della donna appena lasciata dal marito, quindi separata e sola, mentre Juno ritorna a provare i suoi pezzi alla chitarra col goffo immaturo amabilissimo padre biologico del bambino dopo che, all'ospedale, non hanno voluto vederlo, per non soffrire.
Invece sento che lo faremo vedere molto nelle scuole e nei gruppi di adolescenti, quando si parlerà di affettività, sesso e quant'altro. Evvai, Diablo Cody!
venerdì 4 aprile 2008
giovedì 3 aprile 2008
Mentre compravo i biglietti dell'autobus all'edicola, ho sbirciato la copertina di W Perugia, e quindi appreso che la settimana prossima inizierà il Festival Internazionale del Giornalismo. C'è qualcosa di interessante nel programma. Per esempio il 9 c'è un incontro con vari registi, da Calopresti a Gregoretti alla Vilma Labate, che si sono occupati di lavoro nei loro film.
Mentre martedì andavamo al comizio, io e Pupi abbiamo notato un ristorante giapponese in via del Maneggio (al posto di Dino perché i locali capiscano). Presi dal giubilo, ieri sera ci siamo andati subito, insieme con Jason.
Probabilmente sono dei ristoratori cinesi, ma sulla carta che ci frega, mica la preparazione del cibo è una cosa genetica, ci sono tecniche e ricettari. La linea è comunque quella di sembrare un ristorante giapponese il più possibile, mobili scuri, piatti squadrati, cuochi con la fascia in testa, personale ben preparato, ben vestito e di bell'aspetto (hanno un po' l'aria di studenti universitari, contrariamente a quell'atteggiamento da parenti poveri del proprietario che, specie ultimamente, tende a contraddistinguere i camerieri e le cameriere dei ristoranti cinesi che fanno cucina cinese). Io ho potuto prendere solo il tempura, il che è simpatico perché invece di solito non prendo mai il tempura, visto che Jason è celiaco e di solito facciamo enormi ordini di coppia. E in realtà mi piace più il sushi e il sashimi. Qualcosina ho assaggiato, lo zenzero è aromaticissimo e il rafano fortissimo, il pesce fresco. Costoso.
I primi tempi che lavoravo al numero verde, l'ufficio era vicino a via del Maneggio, e il turno serale finiva inizialmente alle 3 di mattina, poi all'1. Capitava spesso che la Patrizia venisse a prendermi, e poi andavamo a mangiare la pizza e chiacchierare di amore e vita da Dino, aperto tutta la notte, tra ometti dai capelli corti davanti e lunghi dietro e l'aria viscida. Qualche volta prendevamo anche l'antipasto a buffet.
Probabilmente sono dei ristoratori cinesi, ma sulla carta che ci frega, mica la preparazione del cibo è una cosa genetica, ci sono tecniche e ricettari. La linea è comunque quella di sembrare un ristorante giapponese il più possibile, mobili scuri, piatti squadrati, cuochi con la fascia in testa, personale ben preparato, ben vestito e di bell'aspetto (hanno un po' l'aria di studenti universitari, contrariamente a quell'atteggiamento da parenti poveri del proprietario che, specie ultimamente, tende a contraddistinguere i camerieri e le cameriere dei ristoranti cinesi che fanno cucina cinese). Io ho potuto prendere solo il tempura, il che è simpatico perché invece di solito non prendo mai il tempura, visto che Jason è celiaco e di solito facciamo enormi ordini di coppia. E in realtà mi piace più il sushi e il sashimi. Qualcosina ho assaggiato, lo zenzero è aromaticissimo e il rafano fortissimo, il pesce fresco. Costoso.
I primi tempi che lavoravo al numero verde, l'ufficio era vicino a via del Maneggio, e il turno serale finiva inizialmente alle 3 di mattina, poi all'1. Capitava spesso che la Patrizia venisse a prendermi, e poi andavamo a mangiare la pizza e chiacchierare di amore e vita da Dino, aperto tutta la notte, tra ometti dai capelli corti davanti e lunghi dietro e l'aria viscida. Qualche volta prendevamo anche l'antipasto a buffet.
Iscriviti a:
Post (Atom)