sabato 31 marzo 2007

Sono in Kentucky dai mi soceri (il ramo "dad"). Torno ad Atlanta domenica sera. Torno in Italia martedi' mattina.

martedì 27 marzo 2007

Tra poco c'e' il Family Day. Immagino che chiamarlo Giorno della Famiglia gli sia sembrato antiquato, fuori moda. Cosi' intercettano anche la MTV generation.
C'e' una cosa che apprezzo nello squallore fuori misura dell'intera vicenda Vallettopoli: l'aver riportato in auge la parola valletta, che era caduta nel dimenticatoio (cosi' come la locuzione cadere nel dimenticatoio). Secondo me gli adolescenti non sanno nemmeno cosa significhi valletta. Quindi approfittiamone per fare un po' di storia sociale delle parole e dell'industria del divertimento e tempo libero.
Mi sta prendendo l'ansia devastante per il ritorno e la compilazione della t*** che mi aspetta. Non e' il disordine disforico premestruale, per ovvi motivi di calendario, e' proprio l'ansia quella vera. Su, si sopravvivera' anche a questo [corni].

lunedì 26 marzo 2007

Ultim'ora: apprendo adesso che il film 300 e' stato scalzato dal primo posto al box office dalle tartarughe ninja. Hooray!
Visto che tanto Peppe ignora bellamente il mio blog, sono andata da Barnes and Noble a sfogliare la versione cartacea di 300. Anche la graphic novel trasuda onore e gloria da ogni poro, ma un attimo, lo so che parliamo della battaglia delle Termopili, non di un racconto di Carver. Il personaggio della regina non e' la macchietta repubblicana del film, manca tutto il discorso fatto al consiglio dei greci che e' una delle parti piu' disturbanti. E anche le fisicita', disegnate dalla mano di Frank Miller hanno una forza completamente diversa. Insomma, non era scontato. Co sto famoso computer, i tagli delle scene, gli angoli, poteva tutto essere realizzato in modo piu' incisivo e non cosi' manieristico, ma proprio la maniera dei poveri, com'e' il film. Si', 300 mi ha scioccato, perche' nasconderlo?
Oggi col mi marito sono andata a una mostra ad Eyedrum, uno dei centri culturali alternativi di Atl. C'e' appunto questa mostra curata da un'amica di Jason (una tipa strana, simpatica ma tutte le volte che la vedo parla male di questo o di quello, e ovviamente penso che quando non siamo in giro parli male anche di me, o quanto meno del mi marito). Comunque, la mostra si chiama Lost picture e l'idea e' bellissima: sono in mostra vecchie fotografie trovate, tipo in qualche yard sale, o tra il materiale in vendita di studi fotografici falliti ecc. L'allestimento pero' non m'e' piaciuto per niente. C'era una sezioncina di foto stampate da internet e ricercate per parole chiave, e cioe' mom, dad e lost. Poi c'erano tre vetrine di legno con esposte diverse foto, disposte secondo criteri estetici della curatrice, non male. Poi c'erano scatole e scatole di foto da prendere e guardarsi per conto proprio seduti da qualche parte. Alcune di queste foto nelle scatole erano veramente stupefacenti. Foto di gruppo, foto di eventi sportivi, di classe, sul posto di lavoro, di incidenti stradali, veramente di qualsiasi evento, e molte belle e intense fino alla commozione. Ora, che c'entravano quelle dieci o dodici banalissime foto stampate da internet quando hai tutto quel ben di dio tra cui scegliere? Secondo me sarebbe stata molto piu' interessante un'esposizione per temi delle foto che c'erano. Un aspetto che mi ha molto colpito e' come e' cambiato nel tempo il modo di sorridere davanti alla macchina fotografica. Oggi tutti hanno un sorriso robotico non appena qualcuno pronuncia la magica frase "let's take a picture", e nell'era del digitale questa frase e' quotidiana, non piu' riservata a eventi significativi. In queste foto si vede la metamorfosi delle posture goffe e nervose della fine anni 50 fino alla disinvoltura che comincia a essere generale negli anni 80, passando per vari stadi. Negli anni 50 non c'e' piu' la sicurezza del palcoscenico dello studio del fotografo, le macchine fotografiche entrano nelle famiglie e l'attimo di congelamento dell'autorappresentazione irrompe nei rapporti familiari, nelle azioni private, creando un nervosismo tenerissimo. Ho scambiato questo riflessioni con Jason perche' Karen intanto stava guardando dei vecchi yearbooks di scuole superiori con l'artista Kristen, una cripto-nazi (non so neanche quanto cripto, probabilmente simpatizza per i libertarians) che assomiglia a una versione sexy della serva tonta del telefilm Emil, per chi se lo ricorda. Ma quando torno a Perugia vorrei parlare con i miei amichetti e le mie amichette di una cosa da fare con le foto istantanee li', nella capitale culturale dell'Umbria.
Non posso negare che il fatto che qui siano tutti sedicenti artisti, se da un lato lascia spazio a un sacco di pressappochismo, dall'altro crea anche movimento.
Ma la cosa veramente bella di Atlanta e' che ovunque, letteralmente ovunque, ci sono alberi carichi di fiori bianchi e rosa. Qui la primavera e' gia' piena.

domenica 25 marzo 2007

Sparta e' una fiera citta' stato i cui abitanti maschi sono tutti attori gay-porno americani e le cui abitanti femmine sono tutte top model tipo olandesi, tranne i vecchi i bambini e gli oracoli, e tranne il re Leonida che e' Luca Barbareschi con la muscolatura ritoccata al computer. La vita trascorre tranquilla, buttando giu' dalla rupe i neonati non perfetti, educando quelli perfetti alle armi (suppongo per costruire il fisico da attore gay-porno americano) e permettendo alle top model olandesi di prendere la parola e ripetere gli slogan teo-con che costituiscono l'unico argomento di conversazione della fiera citta' stato. Un giorno arrivano gli ambasciatori dell'imperatore Serse, negri e pieni di piercing, che vogliono proporre un patto di sottomissione. Citando testualmente i discorsi di Bush dopo l'invasione dell'Iraq gli spartani rifiutano e li buttano in un pozzo (il pozzo e' preso da Erodoto, mi sono informata). Inizia la guerra. Lunghe scene di battaglia piuttosto belle per chi ama i videogiochi di ultima generazione (che pero' secondo me sono meglio perche' sono interattivi, cioe', tu puoi partecipare come se fossi tu stesso un attore gay-porno americano) e momenti di intenso dialogo sul campo, basati sulle parole liberta' patria ordine legge, inframmezzato dal pauroso grido di battaglia degli spartani che e' identico al saluto di un inviato di Striscia la notizia di cui non ricordo il nome, perche' non sono una fan di Striscia. [E' tutto vero, eh...]. Intanto in patria la regina rimasta sola deve lottare contro il politicante disfattista (inteso come opposto al guerriero che rischia in prima persona) che non vuole inviare piu' truppe, usando argomenti cretini tipo la battaglia e' persa, perche' mandare i nostri giovani a morire lontano ecc. Ma lei, nonostante sia stata da lui violentata il giorno prima (o forse questo le ha dato ancora piu' forza...) commuove il concilio richiamandosi ai valori di liberta' patria civilta' legge ordine onore e coraggio contro i nemici della democrazia, convince tutti, accoltella il politicante e nel farlo gli apre la borsetta dalla quale lui evidentemente non si separava mai, piena di monete d'oro con l'effigie di Serse. Nel frattempo alle Termopili abbiamo incontrato Serse in persona, modellato sul tipo "ballerino dell'enturage di Grace Jones", gigantesco, effemminato, negro ovviamente (tutti i nemici di Sparta sono negri o marrucchini), pelato, con una ventina di piercing sul viso e lo smalto d'oro. Si capisce che e' matto, vive nel lusso e nella sfrenatezza, sostiene di essere un dio e non sa nemmeno che cosa sono la liberta' la patria la civilta' la legge l'ordine l'onore e il coraggio. Infatti il suo esercito composto da handicappati e stranieri, nonostante superiore numericamente, e' destinato alla sconfitta, sebbene un disabile originario di Sparta che la madre aveva fortunosamente salvato dalla rupe Tarpea, e che Leonida all'inizio della guerra ha preso a pesci in faccia, tradisca e indichi ai persiani il passaggio per circondare i 300. A questo punto del film, personalmente io non vedevo l'ora che morissero tutti, possibilmente tra indicibili sofferenze. Muoiono tutti, ma fino alla fine onore gloria patria liberta'. Al generale muore il figlio, ma lui e' contento che il suo ragazzo sia morto per la patria la gloria la civilta'la liberta' l'onore. Ho abbandonato la sala divisa tra un senso di imbarazzo e un senso di avvilimento. 300 e' il film piu' di propaganda che io abbia mai visto. Voglio dire, Leni Riefenstahl era piu' diretta, ma erano anche altri tempi. Peppe Peppe, ma il fumetto di Frank Miller e' cosi'?
Se volete avvicinarvi a 300 come ci si avvicina al calendario dei rugbisti francesi, e vi portate al cinema i tappi per le orecchie per non sentire i dialoghi e una coperta per la decenza, allora si', via libera, sono 8 euro spesi bene. Per qualsiasi altro motivo, vi prego, vi scongiuro, non andate a vederlo.

venerdì 23 marzo 2007


Jason all'Atlanta Aquarium
"La vita degli altri" inizia e va avanti come un film intensissimo e profondo, specialmente per noi che abbiamo guardato alla Germania Orientale come a qualcosa che aveva un valore. L'orribile apparato di potere e corruzione, composto da viscidi grassoni, mette uno dei suoi uomini migliori, una spia molto professionale che crede veramente nel socialismo e che ha un'aria ascetica e scavata e occhi azzurri pensosi, alle calcagna di due artisti, drammaturgo e prima attrice con i capelli e gli occhi scuri e un sex-appeal atipico a Berlino Est. Il drammaturgo e' apparentemente fedele al regime, e' anzi un po' il suo fiore all'occhiello perche' e' fedele ma bravo, e ha quindi un seguito anche all'ovest. La spia viene portata da suo diretto superiore a vedere la prima dello spettacolo. Le prime battute riguardano una profezia della protagonista, e il suo dolore per avere questo terribile dono della profezia. Riconosciamo il riferimento a Cassandra, che e' stato il libro piu' importante della nostra giovinezza, e continuamo a guardare questo intreccio di fisicita' che ci sta veramente dando qualcosa. Perche' aldila' del tono cretinamente ironico che ho usato fino adesso, la spia che viene affascinata dalla cultura e dallo stile di vita degli spiati, dai loro dubbi ma soprattutto dalla loro convinzione nella forza dell'arte (non tanto loro quanto dell'uomo, essendo l'attrice l'anello debole di tutto l'ambaradan, come vedremo)come antidoto al veleno del potere e del conformismo e'davvero forte. In un trionfo dell'umanesimo che mi ha fatto tremare dall'emozione, la spia prende partito, si schiera completamente, interferisce direttamente con le decisioni degli spiati, riesce nell'intento di salvare le vite degli altri anche quando la vacillante attrice tradisce il compagno, perche' non regge l'esclusione dal mondo del teatro decretato segretamente dal laido ministro dello spettacolo che si era invaghito di lei e al quale lei ha rifiutato i suoi favori. Ma la spia puo'ancora salvare tutti, sacrificando la propria carriera e il proprio prestigio.
A questo punto un embolo deve essere partito nel cervello dello sceneggiatore e regista (saranno i geni della nobilta' ereditati col cognome von Donnersmark), non c'e' altra spiegazione: negli ultimi 25 minuti l'intero film si disintegra sotto i miei occhi attoniti, con il suicidio dell'attrice che confonde totalmente il focus della vicenda, aggiunge una tragicita' da paziente inglese che proprio non dice niente, e con minuti e minuti di ricerca negli archivi, drammaturgo che guarda dal finestrino la spia della quale ha tardivamente compreso il sacrifio, e ancora due anni dopo, e poi due anni dopo, e poi il drammaturgo che scrive un libro sulla spia, una confusione, uno spappolamento. A mio modesto parere, se la tipa non si fosse suicidata ma semplicemente chiusa nella sua stanza e uscita di scena, la spia avesse salvato il drammaturgo e accettato stoicamente il declassamento, e l'ultima scena fosse stata lui che sente dal collega dell'ufficio affrancature che il muro di Berlino e' caduto, e silenziosamente esce dalla stanza seguito dagli altri, questo film sarebbe stato un capolavoro, oscar o non oscar.
Cosi' mi si e' proprio sviluppato un risentimento nei confronti del regista e dei suoi amici. Possibile che nessuno abbia avuto il coraggio di dirgli che il suo evidente amore per l'attrice che interpreta l'attrice, e che non ha caso e' il primo nome dei titoli quando e' ovvio che i personaggi piu' interessanti sono tutti gli altri, lo stava conducendo verso la fetecchia? Per fortuna il giorno dopo ho visto Last king of Scotland.