Non sono mai stata allarmista. Ho sempre pensato che c'era una parte di Italia che avrebbe reagito, che avrebbe fatto da anticorpo, non si sarebbe mai andati troppo in là. Ho cambiato idea. Cioè, mi sbagliavo completamente. Il razzismo ormai è aperto e fiero. La notizia di oggi è questa, ieri c'erano i nazisti al seguito della nazionale in Bulgaria, ogni giorno c'è qualcosa, un pestaggio, un'aggressione, un qualche atto ostile. Con il corollario delle autorità che dicono "non è razzismo". Con quale logica si può affermare che un atto compiuto al grido "l'autobus è per gli italiani" non sia razzista mi sfugge del tutto. Mentre invece mi fa vomitare (come direbbe Guzzanti padre, ma non divaghiamo)che il commento del responsabile sicurezza del Viminale ai fatti di Bulgaria è stato: in Bulgaria fare il saluto fascista e inneggiare al duce non è reato. Mentre Maroni ritiene doveroso specificare che sì, il razzismo è brutto, ma lo è altrettanto la simulazione di razzismo che, immagino, non si stancano di inscenare quei furbi di tre cotte dei negri o marrucchini.
Sul blog di Beppe Sebaste, in questo bel resoconto di un giro a Torbellamonaca, il ragazzo che sostiene di essere stato salvato da Mussolini, dice anche "Quando ho saputo che hanno picchiato uno straniero ho provato un sentimento d’orgoglio".
Oddio, dobbiamo fare qualcosa. Ho già scritto del seminario che ho tenuto all'IPSIA, dove tutti i ragazzi, intelligenti e scemi, simpatici e antipatici, erano fascisti e contro gli stranieri. C'è da ricreare un altro racconto, un'altra proposta, un altro sistema. Ricreare, riprendere, che ne so. Però mettiamoci giù, non c'è più tempo.
Soprattutto bisogna intervenire. Mostrare che c'è l'orgoglio del non razzista, dell'antifascista. A me m'è toccato già mettermi a questionare due volte in treno e due in autobus, ormai da un paio d'anni. Mi imbarazza ed è contro la mia natura, ma che vogliamo fare, continuare a stare zitti mentre fasci e razzisti di ogni tipo non fanno altro che aprire bocca, felici che finalmente si può ammettere e gridare al mondo di essere fasci e razzisti?
domenica 12 ottobre 2008
Ho subito pensato a questo brano di La letteratura nazista in America, il libro fantastico di Roberto Bolano.
"[...] Scrisse, per esempio, una poesia in cui Leni Riefenstahl faceva l'amore con Ernst Junger. Un centenario e una novantenne. Tutto un cozzar di ossa e tessuti morti. Santo cielo, diceva Rory nella sua grande biblioteca fetida, il vecchio Ernst la monta senza pietà e quella puttana tedesca ne vuole di più, di più, di più. Una buona poesia: gli occhi dell'anziana coppia si infiammano di una luminosità invidiabile, si succhiano fino a far scricchiolare le vecchie mascelle, e guardano di sottecchi il lettore mentre danno impercettibilmente lezione. Una lezione chiara come il sole. Bisogna smetterla con la democrazia. Perché vivono tanto i nazisti? Prendiamo Hess, che se non si fosse suicidato sarebbe arrivato a cent'anni. Cosa li fa vivere tanto? Cosa li rende quasi immortali? Il sangue versato, il volo del Libro, la consapevolezza che hanno fatto il salto? (...) Ma qual'è il segreto della longevità? La Purezza. Indagare, lavorare, creare il millennio secondo diversi piani."
Però anche loro devono andare piano con la macchina.
P.S. Venerdì alla stazione di Falconara ho visto un nazista, che è sceso a Pesaro come me. Era alto e pallido, rasato, apparentemente sprovvisto di tono muscolare. Uno skinhead con la maglietta nera e degli orridi pantaloni in tessuto mimetico da neve. Aveva moltissimi tatuaggi, tra cui le parole "Italia" e "Dio Patria Famiglia" e, sul collo, il numero 88 racchiuso da una specie di ghirlanda. Era la prima volta che vedevo dal vivo il famigerato tatuaggio con la data di nascita di Hitler.
Io odio i nazisti.
"[...] Scrisse, per esempio, una poesia in cui Leni Riefenstahl faceva l'amore con Ernst Junger. Un centenario e una novantenne. Tutto un cozzar di ossa e tessuti morti. Santo cielo, diceva Rory nella sua grande biblioteca fetida, il vecchio Ernst la monta senza pietà e quella puttana tedesca ne vuole di più, di più, di più. Una buona poesia: gli occhi dell'anziana coppia si infiammano di una luminosità invidiabile, si succhiano fino a far scricchiolare le vecchie mascelle, e guardano di sottecchi il lettore mentre danno impercettibilmente lezione. Una lezione chiara come il sole. Bisogna smetterla con la democrazia. Perché vivono tanto i nazisti? Prendiamo Hess, che se non si fosse suicidato sarebbe arrivato a cent'anni. Cosa li fa vivere tanto? Cosa li rende quasi immortali? Il sangue versato, il volo del Libro, la consapevolezza che hanno fatto il salto? (...) Ma qual'è il segreto della longevità? La Purezza. Indagare, lavorare, creare il millennio secondo diversi piani."
Però anche loro devono andare piano con la macchina.
P.S. Venerdì alla stazione di Falconara ho visto un nazista, che è sceso a Pesaro come me. Era alto e pallido, rasato, apparentemente sprovvisto di tono muscolare. Uno skinhead con la maglietta nera e degli orridi pantaloni in tessuto mimetico da neve. Aveva moltissimi tatuaggi, tra cui le parole "Italia" e "Dio Patria Famiglia" e, sul collo, il numero 88 racchiuso da una specie di ghirlanda. Era la prima volta che vedevo dal vivo il famigerato tatuaggio con la data di nascita di Hitler.
Io odio i nazisti.
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mercoledì 8 ottobre 2008
Ho guardato il sondaggetto del sito di Repubblica su chi dovrebbe vincere il Nobel per la letteratura, e con sconcerto ho dovuto ammettere di non conoscere PER NIENTE i papabili francesi. Studio francese da quando avevo 11 anni, com'è che ho perso in modo così smaccato i contatti con la Francia, dove tra l'altro si mangia tanto bene? Sono stata indecisa per qualche secondo se votare Murakami o Philip Roth, poi ho optato per "Non lo so".
lunedì 6 ottobre 2008
Giovedì la mia linea telefonica fissa è defunta. Senza preavviso il telefono ha smesso di funzionare, e con lui, ovviamente, internet. Io ero in giro per conferenze e riunioni, sul tardi ho chiamato la Telecom, l'operatore e il suo marcato accento veneto mi hanno detto che avrebbero comunicato il guasto e che esso si sarebbe risolto in due giorni lavorativi, forse. Come forse? Vabe'. "Mannaggia, proprio stasera che c'era il dibattito Biden-Palin", ho fatto osservare a Jason. Che non aveva realizzato, e da quel momento è andato via di senno. Questo è il dibattito televisivo più importante del dopoguerra, continuava a ripetere con voce strozzata. Ho osservato che il fatto che lui lo potesse seguire in diretta o meno era del tutto ininfluente ai fini della storia dell'umanità, ma mi si è offeso. E' uscito di casa a cercare un internet point che fosse aperto anche dalle 2 alle 4. Poi è tornato, e alle 10 dormiva con Cosimo sul torace.
Il dibattito poi lo ha visto la mattina dopo. Il riassunto migliore lo ha fatto il Saturday Night Live.
Venerdì intanto mi si è rotto il cellulare. Fortunatamente si è spento per mai più riaccendersi solo dopo che Giovanni mi aveva invitato ad andare con lui alla tavola rotonda sulla letteratura per giovani adulti che era alla Provincia. Per inciso, che hanno di adulto gli adolescenti? Perché non si dice più, appunto, adolescenti? Se gli anglofoni si buttano giù dal muraglione ci dobbiamo buttare anche noi?
La tavola rotonda è iniziata in ritardo e io sono dovuta andare via alle sei. Io c'ero andata essezialmente per vedermi con Giovanni, invece è stata piuttosto interessante. I relatori sono stati molto brillanti, mi è dispiaciuto perdermi Sergio Rossi che dai resoconti penso mi sarebbe piaciuto, e che era venuto a pranzo a casa mia quando si abitava in via XX Settembre. Il dibattito mi ha ricordato, tra l'altro, quanto l'editoria sia un'industria che deve fare profitto e quanto il leggere sia un consumo come un altro.
Il mio bambino avrà cinque mesi sabato prossimo, io me lo metto seduto in grembo e gli sfoglio davanti uno dei bei libri illustrati per l'infanzia che uscirono tempo fa in edicola col Corriere della Sera, e che comprai perché prima o poi avrei avuto dei figli, gli indico i dettagli delle figure, gli leggo qualche riga; ho sempre letto, fino ai limiti della compulsione, sin dalla prima elementare, quando ho un minuto libero leggo, chi legge me lo sento più vicino di chi non legge.
Però mentre camminavo nel grigiume della prima vera sera autunnale dell'anno, dopo aver sentito tutti questi discorsi interessanti davvero sugli adolescenti che in verità leggono, non è vero che non leggono, questi tomoni fantasy o sentimentali o altro, che è la scuola che li disamora alla lettura perché loro in realtà leggerebbero, eccetera, e mentre mangiavo cercando di non sporcarmi un maritozzo gigante alla panna, mi chiedevo: ma in finale, perché è importante leggere? Che mi rappresenta se una sedicenne legge una saga di 10000 pagine scritta così così sull'amore tra una ragazzina e un vampiro, posto che io non sono l'editrice delle 10000 pagine? E' importante leggere libri belli, o la lettura è un valore in sé? Perché è meglio leggere che giocare alla playstation? Oppure andare a pesca, costruire una stazione metereologica, creare formazioni di fantacalcio o fare un'altra delle mille cose che si fanno da adolescenti? Cioè, anch'io penso che sia meglio in effetti, ma perché?
Poi sono arrivata a casa dei miei genitori, ho cenato, addormentato Cosimo, e mi sono stesa sul letto a leggere.
P.S. A scanso di equivoci, quando ho detto "tomoni fantasy o sentimentali" non cercavo di essere diminuitiva delle letteratura fantasy o sentimentale in tono, ben sapendo che esse possono vantare libri bellissimi (per la sentimentale dico sulla fiducia, non avendo molto frequentato il genere).
Aggiungo anche che Michael Ende è tedesco, il suo nome si pronuncia pertanto Mi-ka-el e non Michel come Michel Platini.
Il dibattito poi lo ha visto la mattina dopo. Il riassunto migliore lo ha fatto il Saturday Night Live.
Venerdì intanto mi si è rotto il cellulare. Fortunatamente si è spento per mai più riaccendersi solo dopo che Giovanni mi aveva invitato ad andare con lui alla tavola rotonda sulla letteratura per giovani adulti che era alla Provincia. Per inciso, che hanno di adulto gli adolescenti? Perché non si dice più, appunto, adolescenti? Se gli anglofoni si buttano giù dal muraglione ci dobbiamo buttare anche noi?
La tavola rotonda è iniziata in ritardo e io sono dovuta andare via alle sei. Io c'ero andata essezialmente per vedermi con Giovanni, invece è stata piuttosto interessante. I relatori sono stati molto brillanti, mi è dispiaciuto perdermi Sergio Rossi che dai resoconti penso mi sarebbe piaciuto, e che era venuto a pranzo a casa mia quando si abitava in via XX Settembre. Il dibattito mi ha ricordato, tra l'altro, quanto l'editoria sia un'industria che deve fare profitto e quanto il leggere sia un consumo come un altro.
Il mio bambino avrà cinque mesi sabato prossimo, io me lo metto seduto in grembo e gli sfoglio davanti uno dei bei libri illustrati per l'infanzia che uscirono tempo fa in edicola col Corriere della Sera, e che comprai perché prima o poi avrei avuto dei figli, gli indico i dettagli delle figure, gli leggo qualche riga; ho sempre letto, fino ai limiti della compulsione, sin dalla prima elementare, quando ho un minuto libero leggo, chi legge me lo sento più vicino di chi non legge.
Però mentre camminavo nel grigiume della prima vera sera autunnale dell'anno, dopo aver sentito tutti questi discorsi interessanti davvero sugli adolescenti che in verità leggono, non è vero che non leggono, questi tomoni fantasy o sentimentali o altro, che è la scuola che li disamora alla lettura perché loro in realtà leggerebbero, eccetera, e mentre mangiavo cercando di non sporcarmi un maritozzo gigante alla panna, mi chiedevo: ma in finale, perché è importante leggere? Che mi rappresenta se una sedicenne legge una saga di 10000 pagine scritta così così sull'amore tra una ragazzina e un vampiro, posto che io non sono l'editrice delle 10000 pagine? E' importante leggere libri belli, o la lettura è un valore in sé? Perché è meglio leggere che giocare alla playstation? Oppure andare a pesca, costruire una stazione metereologica, creare formazioni di fantacalcio o fare un'altra delle mille cose che si fanno da adolescenti? Cioè, anch'io penso che sia meglio in effetti, ma perché?
Poi sono arrivata a casa dei miei genitori, ho cenato, addormentato Cosimo, e mi sono stesa sul letto a leggere.
P.S. A scanso di equivoci, quando ho detto "tomoni fantasy o sentimentali" non cercavo di essere diminuitiva delle letteratura fantasy o sentimentale in tono, ben sapendo che esse possono vantare libri bellissimi (per la sentimentale dico sulla fiducia, non avendo molto frequentato il genere).
Aggiungo anche che Michael Ende è tedesco, il suo nome si pronuncia pertanto Mi-ka-el e non Michel come Michel Platini.
domenica 28 settembre 2008
Su Carmilla ho letto il racconto Notturno a Villa Wanda. A parte i dialoghi in toscano che mi sembrano tirati un po' per i capelli, lo trovo molto interessante. Ma ad Arezzo esiste davvero una mitologia sui poteri paranormali di Licio Gelli? Ci potrebbe anche stare, mi interesserebbe approfondire. Del resto pare quasi più strano che le leggende urbane che proliferano su ogni argomento possano risparmiare un personaggio così potente, in realtà e nell'immaginario.
Per dire, io tanti anni fa feci un incubo terribile con Licio Gelli, di cui ricordo ancora qualche elemento. Ero chiusa nel tinello della casa in cui vivevo da bambina, e a un certo punto mi accorgo che sotto la panca dove ci si sedeva a tavola c'era un covo di vipere che aggressivamente si rizzavano verso di me. In preda al terrore (le vipere sono la mia fobia numero uno nella vita reale) mi allontanavo di corsa verso l'altro angolo della stanza, e lì mi accorgevo che, con un sorriso crudele, c'era Licio Gelli a osservare la scena. Il terrore aumentò al punto che mi svegliai.
Ecco, devono esserci per forza leggende nere su Licio Gelli.
Per dire, io tanti anni fa feci un incubo terribile con Licio Gelli, di cui ricordo ancora qualche elemento. Ero chiusa nel tinello della casa in cui vivevo da bambina, e a un certo punto mi accorgo che sotto la panca dove ci si sedeva a tavola c'era un covo di vipere che aggressivamente si rizzavano verso di me. In preda al terrore (le vipere sono la mia fobia numero uno nella vita reale) mi allontanavo di corsa verso l'altro angolo della stanza, e lì mi accorgevo che, con un sorriso crudele, c'era Licio Gelli a osservare la scena. Il terrore aumentò al punto che mi svegliai.
Ecco, devono esserci per forza leggende nere su Licio Gelli.
mercoledì 24 settembre 2008
Sono andata con Cosimo a fare la seconda vaccinazione. Alla prima, in luglio, eravamo due mamme e due bambini. Questa volta davanti avevo trenta persone. Ho socializzato con qualche altra madre, Cosimo ha sorriso a chiunque, anche se la sua attenzione è stata catturata soprattutto dal poster con le istruzioni per la qualità della vita in caso di insufficienza respiratoria, con i suoi antiquati disegnini di treni aerei e montagne. E' venuta l'ora della poppata, che io non avevo previsto pensando di fare subito. Mia madre è dovuta tornare a casa mia dove Jason aveva preparato il biberon, e sono andata a prenderlo mentre con la macchina faceva la fila per entrare nel parcheggio. Conosco bene il distretto sanitario di via XIV settembre, e non mi sono seduta nella sala d'aspetto delle vaccinazioni ma in quella, vuota, del consultorio giovani. Perché mi sono accorta che mi vergognavo davanti alle altre madri a farmi vedere che davo il biberon invece del seno. Per tutti i nove mesi della gravidanza ho letto e sentito dire dappertutto che ogni donna ha latte, che ogni donna può allattare, che perseverando il latte scende, e via di questo passo. A me non mi è sceso, non so cosa ho sbagliato. Ma mi sono accorta che avevo paura che le altre mamme mi giudicassero.
Dopo la poppata, ho rubato dal tavolinetto delle riviste il numero di Oggi in cui Antonella Clerici annuncia la sua tanto desiderata gravidanza a 44 anni. Ora lo leggerò avidamente.
Intanto ho appena ricevuto un sms con cui una mia amica mi annuncia di essere incinta. Lunedì un mio amico mi ha annunciato che a gennaio avrà un bambino. Come ha titolato Libero la settimana scorsa, il capitalismo è finito - ma, è facile accorgersene, la vita continua. Che bello!
Dopo la poppata, ho rubato dal tavolinetto delle riviste il numero di Oggi in cui Antonella Clerici annuncia la sua tanto desiderata gravidanza a 44 anni. Ora lo leggerò avidamente.
Intanto ho appena ricevuto un sms con cui una mia amica mi annuncia di essere incinta. Lunedì un mio amico mi ha annunciato che a gennaio avrà un bambino. Come ha titolato Libero la settimana scorsa, il capitalismo è finito - ma, è facile accorgersene, la vita continua. Che bello!
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