Quest'anno difficilmente riuscirò ad andare a Batik. Per dire, domani c'è un documentarista che dovrei incontrare per proporgli un'iniziativa da fare il prossimo anno, invece non posso perché Jason ha lezione di italiano e mia madre non voglio che ritorni verso Marsciano quando è buio e piove. Sabato poi devo andare a Roma per la manifestazione nazionale delle unità di strada contro il disegno di legge Carfagna sulla prostituzione. Domenica? Magari domenica proverò a fare un salto. Non ricordo cos'è in programma domenica.
L'anno scorso andai con Pupi a un incontro con Ronconi. Fu molto più bello di quanto mi aspettassi. Soprattutto rimasi abbacinata da Umberto Orsini, non posso negarlo. Cristo, quanti anni ha Umberto Orsini? Ecco, ho guardato su Wikipedia, ce n'ha 74, l'anno scorso 73. Un fascino stordente. Fisico asciutto e compatto, gesti casuali come guardare l'orologio che raccontano tutta una storia di disciplina del corpo e gusto dell'esibizione ma nello stesso tempo conservano un qualcosa di adolescenziale, un sacco da raccontare senza enfasi, ma ovviamente con una maestria e una voce da dipendenza fisica. Volevo passare in resto della mia vita con Umberto Orsini, dopo quell'incontro. Lo so, la gelosia retrospettiva per la gemella Kessler mi avrebbe avvelenato la vita, ma era un prezzo che mi sembrava accettabile da pagare. Invece, quando il parterre della tavola rotonda se n'è andato, io sono rimasta, anche per non fare uno sgarbo a Peppe. E non me ne sono comunque pentita, perché ho visto un pezzo della Medea che Ronconi aveva girato per la Rai, con Mariangela Melato che interpretava Cassandra, e anche quella è stata un'esperienza abbastanza limite (non posso non ricordare che stavo passando dal quarto al quinto mese di gravidanza, e che il profilo ormonale del mio organismo doveva essere abbastanza tumultuoso).
Anche l'incontro con Pippo Delbono fu fortissimo, l'anno scorso.
Vabe', ci saranno altre occasioni.
mercoledì 10 dicembre 2008
martedì 2 dicembre 2008
Quando iniziai a lavorare nel sosciale, undici anni fa, uno dei primi incarichi che ebbi fu una sostituzione estiva a casa di Aldo B. Per quattro ore a settimana, o forse sei, mi recavo nella sua bella casetta con il pavimento di cotto in fondo a via Eugubina, dove la campagna incalza e tutte le case hanno un orto e un pergolato, e tutto intorno ci sono i prati giù per il fianco della collina. Dovevo pulirgli casa, stirargli la roba, controllare un po' che non mangiasse troppo e si lavasse. Io e Aldo diventammo tanto amici. Mi raccontava le sue giornate ("la mattina vado al percorso verde a camminare, ci troviamo tutti lì, siamo un bel gruppo, quelli che c'hanno l'infarto, quelli delle vene, io che c'ho l'esaurimento..."), qualche episodio della sua vita di quando ancora lavorara alla Perugina, ma poco, perché c'era un punto, il punto della rottura del suo equilibrio psichico, al quale si arrivava immancabilmente e che lo turbava troppo, mi diceva del nipote che aveva comprato la Tigra e andava in vacanza sulla Riviera romagnola, da dove gli spediva con affettuosa regolarità cartoline con donne nude. Nell'accettare il lavoro, avevo naturalmente omesso di essere totalmente incapace nei lavori domestici. Spolverare spazzare e dare lo straccio è qualcosa che odio, ma che a mettermici riesco a fare anche bene. Il mio punto debole è stirare. Nessuno mi ha mai insegnato, e nella vita io non stiro le mie cose. Per andare a stirare da Aldo mi esercitavo anche a casa di mia madre, ma era difficile. Soprattutto le camicie, erano un incubo. Però Aldo se ne accorgeva, e dopo un po' che mi vedeva spostare a destra e sinistra la manica per riuscire a farla venire liscia cominciava a esortarmi "Ma dai Barbara, smetti che va bene, va bene così" e magari se la metteva sul momento, orrendamente spiegazzata. L'unico attrito nella nostra amicizia si verificava quando arrivava per lui il momento di fare la doccia. Non c'era verso. Le nostre diatribe duravano, letteralmente, ore. Io iniziavo con "Vatti a fare una doccia, che poi stai più fresco" e lui rispondeva con "Dopo". Man mano che le ore si consumavano io diventavo più insistente "Aldo, cammina, senti che caldo, fatti la doccia mentre pulisco la sala (o la camera, o la stanza vuota)", "No adesso non c'ho voglia, la faccio quando vai via", "No Aldo, falla adesso, perché bisogna discutere per una cosa così semplice?", "No adesso devo andare giù all'orto (o a comprare le sigarette, o a vuotare la spazzatura)" e intanto la voce vibrava un po' di snervatezza. Poi all'improvviso, non sempre però, prendeva e andava a fare la doccia. Tornava dopo mezz'ora tutto cambiato, con i capelli umidi, gli occhiali spessissimi sul viso arrossato, profumato di saponetta. Si abbandonava rilassato sulla sedia ed esclamava, immancabilmente: "Ah quanto se sta bene quando se fa la doccia. Proprio te rimette al mondo".
Casa mia è sempre in un disordine e una sporcizia da delirio. Qualche volta metto a posto, tipo domenica, perché veniva a trovarmi un amico che non vedevo da tempo. Quando poi mi trovo a vivere nelle stanze riordinate, con ogni cosa carina e al suo posto, passo le ore a dirmi "Quanto si sta bene quando la casa è pulita e in ordine. Proprio ti rimette al mondo". E penso sempre al mio caro amico Aldo.
P.S. Con Aldo ho lavorato due estati di seguito, ma poi ci sono rimasta in contatto perché stava sempre al circolo Arci di S.Erminio. Quando mi sono trasferita in via Italo Svevo siamo diventati vicini di quartiere. Lo vedevo spessissimo, gli ho presentato il mio fidanzato e poi gli ho annunciato che ci eravamo sposati. Accarezzava con piacere il nostro cane. Avrei tanto voluto fargli conoscere anche mio figlio, ma purtroppo è morto lo scorso gennaio. Io ero in vacanza con Boon e Eugene, quando sono tornata, facendo una passeggiata con la pancia già un po' cresciuta, ho letto il manifesto mortuario. Il funerale c'era stato quel pomeriggio, a Santa Petronilla, la chiesa in campagna dove lui andava spesso i pomeriggi, a chiacchierare col prete. Mi è dispiaciuto tanto.
Casa mia è sempre in un disordine e una sporcizia da delirio. Qualche volta metto a posto, tipo domenica, perché veniva a trovarmi un amico che non vedevo da tempo. Quando poi mi trovo a vivere nelle stanze riordinate, con ogni cosa carina e al suo posto, passo le ore a dirmi "Quanto si sta bene quando la casa è pulita e in ordine. Proprio ti rimette al mondo". E penso sempre al mio caro amico Aldo.
P.S. Con Aldo ho lavorato due estati di seguito, ma poi ci sono rimasta in contatto perché stava sempre al circolo Arci di S.Erminio. Quando mi sono trasferita in via Italo Svevo siamo diventati vicini di quartiere. Lo vedevo spessissimo, gli ho presentato il mio fidanzato e poi gli ho annunciato che ci eravamo sposati. Accarezzava con piacere il nostro cane. Avrei tanto voluto fargli conoscere anche mio figlio, ma purtroppo è morto lo scorso gennaio. Io ero in vacanza con Boon e Eugene, quando sono tornata, facendo una passeggiata con la pancia già un po' cresciuta, ho letto il manifesto mortuario. Il funerale c'era stato quel pomeriggio, a Santa Petronilla, la chiesa in campagna dove lui andava spesso i pomeriggi, a chiacchierare col prete. Mi è dispiaciuto tanto.
mercoledì 19 novembre 2008
Ho portato fuori il cane e la giornata era stupenda, siamo andate al parco abbandonato sul fianco della collina, invaso dal sole. Era come a primavera, abbiamo giocato col guinzaglio, lei ha corso quasi con frenesia, avanti e indietro e in tondo, con me come centro del cerchio.
Verso le quattro sono uscita con mio figlio, ma la città era in ombra ormai, e la domenica le vie per andare in piazza Cavallotti, dove il negozio gestito dai pakistani rimane aperto, sono quasi deserte. Si era alzato molto vento, Perugia era tutta completamente grigia senza nemmeno un punto di colore. Cosimo ha pianto tanto, forse stranito dal freddo, cercavo qualcosa di allegro da mostrargli, un fiore, una tendina, non c'era nulla. Mi sono accoccolata a fianco del passeggino per dirgli qualcosa, ho visto le mie mani molto rugose in quella luce insensibile, atona. Ho continuato a camminare verso piazza Grimana, dove almeno le fronde degli alberi erano verdi, ma di un verde molto scuro, e una ventina tra ragazzi e ragazze giocavano a pallacanestro nel campetto di cui si è letto, di recente, nella cronaca nera internazionale. Passavano pochissime macchine, i rumori rimbombavano in una sorta di vuoto per me inspiegabile dal punto di vista fisico. Cosimo non la smetteva di piangere.
Mi è sembrato di capire com'è essere vecchi.
Verso le quattro sono uscita con mio figlio, ma la città era in ombra ormai, e la domenica le vie per andare in piazza Cavallotti, dove il negozio gestito dai pakistani rimane aperto, sono quasi deserte. Si era alzato molto vento, Perugia era tutta completamente grigia senza nemmeno un punto di colore. Cosimo ha pianto tanto, forse stranito dal freddo, cercavo qualcosa di allegro da mostrargli, un fiore, una tendina, non c'era nulla. Mi sono accoccolata a fianco del passeggino per dirgli qualcosa, ho visto le mie mani molto rugose in quella luce insensibile, atona. Ho continuato a camminare verso piazza Grimana, dove almeno le fronde degli alberi erano verdi, ma di un verde molto scuro, e una ventina tra ragazzi e ragazze giocavano a pallacanestro nel campetto di cui si è letto, di recente, nella cronaca nera internazionale. Passavano pochissime macchine, i rumori rimbombavano in una sorta di vuoto per me inspiegabile dal punto di vista fisico. Cosimo non la smetteva di piangere.
Mi è sembrato di capire com'è essere vecchi.
mercoledì 5 novembre 2008
domenica 2 novembre 2008
Hai lavato e fatto a pezzi altre volte carote, zucchine e patate (non spesso, e spesso malvolentieri perché cucinare non ti piace per niente), ma questa volta cerchi di concentrarti su ogni gesto perché vuoi essere sicura che tutto sia pulito e preciso, metti l'acqua, accendi il gas e lo tieni basso. Tutto nuovo, l'intenzione, l'attenzione, il sentimento. Prepari il primo pasto nella vita di tuo figlio. Certo, stai ancora lì a fissarti l'ombelico in preda all'angoscia e a piangerti addosso appena puoi, ma ormai puoi solo nei ritagli di tempo.
martedì 28 ottobre 2008
Facebook è come una droga. Ho delle difficoltà quasi insuperabili a provare interesse per il blog. Tutto ciò che mi viene da scrivere, lo scrivo su Facebook, poi vado a leggere i profili dei miei amichetti di Facebook, lascio i miei commenti, pubblico un video o un link, invio messaggi privati. Mi sembra interessantissimo, mi fa sentire molto in connessione. E mi fa sentire anche un po' ridicola, sì. Ma manco tanto.
mercoledì 22 ottobre 2008
Ieri in treno ho trovato "La Stampa". Qualcuno deve averlo letto da Torino a Perugia, per poi abbandonarlo sul sedile. Io l'ho raccattato e l'ho portato a Foligno con me. E' un quotidiano poco diffuso, qui, "La Stampa". Non è malaccio. Sono stata a Torino l'ultima volta nel dicembre 2006, quindi sono quasi due anni che non sfoglio "La Stampa". C'è una rubrica di lettere a Lucia Annunziata. Trascrivo la scambio di ieri. Il titolo è "La (messa in) piega della scuola italiana". La lettera fa così: "Ci sono notizie che fanno notizia e altre no. Il Corriere del 19 riporta questa dichiarazione del ministro Gelmini: 'Il mio fidanzato che mi vuole molto bene mi ha detto: se ti torcono un capello ci penso io'. La notizia ci rincuora. Lassù. al Nord, qualcuno ama Mariastella. L'ama talmente tanto da affrontare i 500 mila che le hanno sfilato contro il 17 a Roma. E qui la seconda notizia. Quel giorno, continua la ministra, 'sono rimasta all'Eur. Mi hanno consigliato di evitare viale Trastevere'. Allora che fa? Il cronista ci informa che 'se n'è andata da Renato, il suo parrucchiere'. Chissà come l'ha presa l'altro Renato, il ministro della funzione pubblica, fustigatore dei fannulloni. Invece di andare al ministero, come spetta ai dipendenti pubblici, la Mariastella si faceva scalare la chioma? O applicare balsamo sulle doppie punte? Qui l'informazione pecca. La scuola italiana, il Paese, non sapranno mai quale (messa in) piega avrà la politica scolastica. Renato, facci sapere. Anzi, chiedi a Mariastella come mai, il 18 e il 19 scorsi, la rassegna stampa del ministero dell'istruzione non risultava aggiornata. Ha una qualche attinenza con il successo della manifestazione di piazza o con gli esiti dell'acconciatura? Prof.ssa Elena La Gioia, iscritta al C.i.p. associazione aderente alla manifestazione del 17 u.s."
Mi sembra una lettera carina, che sottolinea la pochezza di un articolo dedicato a cazzatelle quando ogni spazio di un giornale potrebbe più intelligentemente essere utilizzato per commentare in modo congruo questa riforma della scuola così dirompente e criticata; inoltre prende un po' in giro la ministra basandosi su sue personali scelte di autorappresentazione, che mostrano appieno la donnetta che è; coglie anche dei comportamenti che cozzano con l'insopportabile retorica brunettiana sulla nullafacenza dei dipendenti pubblici. A me piace questa lettera. Però se non mi fosse piaciuta, e fossi stata la titolare della rubrica di posta, l'avrei cestinata e ne avrei pubblicata un'altra.
Invee che fa Lucia Annunziata? La pubblica e ne approfitta per dare una lezioncina di bon ton: "Gentile professoressa, immagino lei sappia che mi sono più volte espressa senza ambiguità a favore della vostra protesta, in particolare non amo il maestro unico né le classi separate. Dopo aver fatto una premessa così chiara credo dunque di potermi permettere di prendere le distanze da ciò che lei dice, sperando di essere capita: sono contraria all'insulto personale, a sminuzzare il confronto politico in pettegolezzi, all'usare i valori personali come indicazioni politiche. Insomma, non mi piace che lei parli della messa in piega della Gelmini, o della sua relazione, per farne esempi di parti per il tutto. La sua protesta e quella dei suoi colleghi è fatta a nome della dignità di vivere come si crede meglio, grazie anche a un lavoro che ha un senso e ha una remunerazione decorosa. La messa in piega non è parte di questa piattaforma: non è né un diritto né un difetto. E così le abitudini personali. Non mi piace questo attacco sessista alle ministre del Pdl, umilia anche me perché è l'uso del linguaggio che è sbagliato. A tutte le donne è capitato nella vita di avere nemici che preferiscono attaccare non per quel che fai o dici, ma umiliando il lato umano. Non ho mai usato questi mezzucci, e non lo farò mai. Si scontri dunque tutto il tempo che vuole con il ministro Gelmini, ma non si aggreghi a una deriva, che è, questa sì, umiliante anche per lei."
Ora, a parte l'italiano incerto - Lucia, ma che stai a di'?! Dov'è il pettegolezzo qui? La professoressa riprende, del tutto legittimamente, delle dichiarazioni della ministra stessa. La messa in piega non è né un difetto né un diritto, santa verità, però che la ministra potrebbe stare in ministero durante una fase così calda invece di andarsi a fare i capelli non mi pare un attacco personale.
Il grido al sessismo ogni volta che si dice "a" su una politica donna del governo Berlusconi (perché mi pare che le battutine sulla Bindi o sulla Turco passassero abbastanza sotto silenzio) meriterebbe una disamina a parte: mi limito a ricordare l'uscita infelicissima sull'altezza dell'insopportabile Brunetta che ha fatto proprio oggi D'Alema, per dire che l'insulto alle caratteristiche fisiche dell'avversario è abbastanza trasversale ai sessi. Berlusconi è nano e pelato, Fassino è un perticone, Gasparri c'ha la faccia da scemo. Per altro, mi sembra molto più sessista farsi difendere dal fidanzatino, onestamente.
Quindi, professoressa Elena La Gioia, se dovesse fare una ricerca su internet col suo nome capitando in questo post, voglio farle sapere che ha tutta la mia solidarietà, e che tutto quello che possiamo fare per demistificare la cialtronaggine di questo governo è un atto politico forte. [Il problema è quella imitazione che fece la Guzzanti dell'Annunziata. E' vero, era tanto stronza, nemmeno a me piacque come la prendeva in giro per gli occhi storti, oltre che per una certa ottusaggine: e l'offesa deve averla un po' accentuata, tra l'altro, l'ottusaggine]
Mi sembra una lettera carina, che sottolinea la pochezza di un articolo dedicato a cazzatelle quando ogni spazio di un giornale potrebbe più intelligentemente essere utilizzato per commentare in modo congruo questa riforma della scuola così dirompente e criticata; inoltre prende un po' in giro la ministra basandosi su sue personali scelte di autorappresentazione, che mostrano appieno la donnetta che è; coglie anche dei comportamenti che cozzano con l'insopportabile retorica brunettiana sulla nullafacenza dei dipendenti pubblici. A me piace questa lettera. Però se non mi fosse piaciuta, e fossi stata la titolare della rubrica di posta, l'avrei cestinata e ne avrei pubblicata un'altra.
Invee che fa Lucia Annunziata? La pubblica e ne approfitta per dare una lezioncina di bon ton: "Gentile professoressa, immagino lei sappia che mi sono più volte espressa senza ambiguità a favore della vostra protesta, in particolare non amo il maestro unico né le classi separate. Dopo aver fatto una premessa così chiara credo dunque di potermi permettere di prendere le distanze da ciò che lei dice, sperando di essere capita: sono contraria all'insulto personale, a sminuzzare il confronto politico in pettegolezzi, all'usare i valori personali come indicazioni politiche. Insomma, non mi piace che lei parli della messa in piega della Gelmini, o della sua relazione, per farne esempi di parti per il tutto. La sua protesta e quella dei suoi colleghi è fatta a nome della dignità di vivere come si crede meglio, grazie anche a un lavoro che ha un senso e ha una remunerazione decorosa. La messa in piega non è parte di questa piattaforma: non è né un diritto né un difetto. E così le abitudini personali. Non mi piace questo attacco sessista alle ministre del Pdl, umilia anche me perché è l'uso del linguaggio che è sbagliato. A tutte le donne è capitato nella vita di avere nemici che preferiscono attaccare non per quel che fai o dici, ma umiliando il lato umano
Ora, a parte l'italiano incerto - Lucia, ma che stai a di'?! Dov'è il pettegolezzo qui? La professoressa riprende, del tutto legittimamente, delle dichiarazioni della ministra stessa. La messa in piega non è né un difetto né un diritto, santa verità, però che la ministra potrebbe stare in ministero durante una fase così calda invece di andarsi a fare i capelli non mi pare un attacco personale.
Il grido al sessismo ogni volta che si dice "a" su una politica donna del governo Berlusconi (perché mi pare che le battutine sulla Bindi o sulla Turco passassero abbastanza sotto silenzio) meriterebbe una disamina a parte: mi limito a ricordare l'uscita infelicissima sull'altezza dell'insopportabile Brunetta che ha fatto proprio oggi D'Alema, per dire che l'insulto alle caratteristiche fisiche dell'avversario è abbastanza trasversale ai sessi. Berlusconi è nano e pelato, Fassino è un perticone, Gasparri c'ha la faccia da scemo. Per altro, mi sembra molto più sessista farsi difendere dal fidanzatino, onestamente.
Quindi, professoressa Elena La Gioia, se dovesse fare una ricerca su internet col suo nome capitando in questo post, voglio farle sapere che ha tutta la mia solidarietà, e che tutto quello che possiamo fare per demistificare la cialtronaggine di questo governo è un atto politico forte. [Il problema è quella imitazione che fece la Guzzanti dell'Annunziata. E' vero, era tanto stronza, nemmeno a me piacque come la prendeva in giro per gli occhi storti, oltre che per una certa ottusaggine: e l'offesa deve averla un po' accentuata, tra l'altro, l'ottusaggine]
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